PARMA – Penso fosse la primavera del 2018 quando nella sala della Giunta del Comune di Parma fu organizzato il primo incontro tra le tre citta di Parma, Piacenza e Reggio Emilia per rendere concreta l’intenzione di allargare l’effetto Parma Capitale della cultura 2020 all’intero territorio della Destinazione Turistica Emilia, ossia anche a Piacenza e Reggio. Lì abbiamo fatto conoscenza, io come presidente di Destinazione Emilia, tu come consulente del Comune di Parma per l’ideazione e il coordinamento del progetto. Ho pensato: una donna di travolgente energia intellettuale e relazionale. Parlavi del progetto Parma Capitale. Ho subito notato che nella passione con la quale esponevi il progetto c’era una bella impronta di genere.
Le donne mettono al mondo, figli, idee, progetti, li accudiscono, li fanno crescere. Ti ci ritrovi o è una mia lettura soltanto?
“Ricordo bene anch’io quel giorno. Era primavera e non era passato molto tempo dalla mia nomina a coordinatrice di Parma 2020: palazzi e monumenti e strade vivaci si aprivano stagliandosi contro quel cielo azzurro Parma diventato pochi mesi dopo lo sfondo delle immagini che Francesco Ciccolella ha disegnato per raccontare la sua vivacità culturale. Una città regale ed operaia, tradizionale e innovativa, ricca e generosa, in cui pulsa un cuore industrioso plasmato nella terra che l’ha generata e con cui oggi continua a tessere la sua storia, dagli Appennini al Po, fino alle sue città sorelle, che insieme rappresentano un microcosmo unico e prezioso che il titolo a Capitale della cultura ha avuto il merito di mettere sotto i riflettori.
E scrivere il dossier prima e poi portare avanti il progetto è stato un po’ – come diceva Michelangelo – scolpire “per via di levare”, ovvero a portare fuori i punti di forza e renderli evidenti, condividerli e poi – naturalmente- lavorare perché diventino patrimonio comune, arricchendosi con nuove energie e idee.
Questa è l’attività quotidiana più complessa, ma anche fondamentale, che oggi facciamo tutti insieme, ogni giorno, iniziata nel luglio del 2017 quando abbiamo cominciato a scrivere il nostro dossier come piano strategico della cultura.
Quindi, sì, la risposta è sì, mi ci ritrovo”.
Direttrice di LuBec e vicepresidente di Promo PA: questa è Francesca Velani sotto il profilo professionale. Cosa ci racconti di Francesca che sceglie di laurearsi in Conservazione dei Beni Culturali? C’era un progetto, una passione, una eredità culturale familiare? E’ interessante saperlo e può essere un caso esemplare per le giovani donne che anche quest’anno con la scelta universitaria costruiranno il proprio futuro.
“Sono nata per fare l’architetto ed ho sempre pensato di iscrivermi ad Architettura. Poi, per una serie di ragioni familiari questo non è successo (mio padre era un ‘feroce’ conservatore). Consigliata da mia madre, mi sono iscritta a storia dell’arte. Lei la sapeva lunga e soprattutto conosceva bene la mia volontà, la mia caparbietà, e che la mia voglia di voler aggiustare e rinnovare, costruire e restaurare e accudire sarebbe comunque ‘esplosa’ qualunque strada avesse preso la mia vita. E così è stato. Storia dell’arte mi ha aperto uno straordinario mondo di conoscenza di bellezza: l’identità più profonda del nostro Paese e mi ha regalato una parte importante del mio approccio quotidiano al lavoro, ai progetti.
Quando penso a un progetto, ma azioni da sviluppare lo faccio sempre su due livelli: un livello alto divisione, è un altro di messa a terra, di azione, quello che ci permette di arrivare alle persone quotidianamente, ma sono convinta che siano fondamentali i due insieme perché è un progetto si trasformi in politica e l’obiettivo di chi lavora nel mondo della cultura è proprio questo che la cultura diventi sempre di più una politica strategica”.
Sanna Marin è diventata poco più di un anno fa a 34 anni la più giovane premier al mondo, leader in Finlandia di una coalizione composta da 5 partiti guidati da donne, 4 delle quali sotto i 35 anni. Noi invece assistiamo in questi giorni alla deprimente esibizione di sudditanza di due ministre, una alle pari opportunità, mute a fianco di un uomo che pontifica e spiega perché le ritirerà dal governo; francamente un po’ umiliante. Tu sei una donna che è arrivata a ricoprire ruoli di potere nel campo dell’imprenditoria. Che idea ti sei fatta della relazione uomo / donna rispetto al potere? Hai visto differenze nel mondo imprenditoriale rispetto a quello che accade nel mondo della politica?
“Ho visto differenze da tutte le parti. Ma per me le differenze non dipendono dall’essere dentro un’impresa o essere in politica, uno dei due settori non è migliore dell’altro ’a tavolino’.
Tutto dipende esclusivamente dalle persone, siano essi o esse politici o imprenditori. Per me la differenza nel trattamento tra donne e uomini è una delle figlie maggiori della povertà culturale ed educativa. E proprio e anche per questo dobbiamo investire in cultura: Perché la cultura è conoscenza, e crea uomini e donne forti nelle loro idee e capaci di confrontarsi, di difendere le idee ma anche di essere attraversati da proposte e energie diverse e nuove. Quello che ho visto chiaramente in alcuni uomini di potere che ho incontrato è l’incapacità di gestire la forza e l’energia delle donne perché diversa dalla loro, e quindi o estrometterle, oppure sfruttarle ma non valorizzarla. E mi chiedo se e quanto parimenti questi uomini sappiamo gestire altri uomini validi, o si circondino comunque di figure ‘servili’.
Ma ho parimenti incontrato uomini straordinari, umani naturalmente, ma che mi hanno aiutata a liberare le mie capacità. Ma forse non potevano fare diversamente…”.
Le donne sono tante anche in Italia al vertice di musei, teatri, imprese culturali e creative: è la nemesi di quello che accadde all’indomani della Legge Gentile sulla Scuola e l’Università che osteggiava l’accesso delle donne alle facoltà umanistiche prevedendo poi l’impossibilità di partecipare a concorsi pubblici per insegnare le materie umanistiche nelle scuole superiori. Non vi è dubbio che sebbene con forti resistenze anche il nostro Paese ha visto una femminilizzazione dei luoghi apicali della cultura. A tuo parere è ravvisabile una specificità di genere quando sono le donne a governare i luoghi della cultura?
“Io penso che in tal senso siano le squadre miste quelle che funzionano meglio. Penso, e so che a molte donne verranno le bolle leggendo, che ci siano delle specificità nell’approccio alle cose del mondo da parte degli uomini e delle donne, che si uniscono alle specificità culturali, linguistiche, relazionali, di ambiente etc… e che un progetto che nasce e cresce in un gruppo misto genera risultati migliori. Penso anche che lavorando nel mondo della cultura sia fondamentale cercare questa diversità, che rappresenta l’essenza della cultura stessa, quella con la ‘C’ maiuscola. Sicuramente l’esperienza di Parma, non parlo soltanto di Parma 2020 che è così, ma anche di Pizzarotti e la sua Giunta, è una dimostrazione positiva di ciò”.
Quando senti la parola “femminismo” che fai? Prendi le distanze o ti senti figlia dell’eredità di tante antenate che hanno preparato il nostro futuro?
“Sicuramente sono figlia e siamo figlia di quelle donne che hanno combattuto per noi e oggi ci permettono di fare il lavoro che facciamo e vivere la vita che viviamo.
Senza di loro noi oggi non potremmo neanche essere qui a fare questa intervista. Credo che noi dobbiamo valorizzare l’eredità di quel messaggio, e della loro energia, e trasformarle nel nostro tempo per raggiungere nuovi risultati, ma dobbiamo farlo tenendo conto del contesto storico attuale, dei grandi obiettivi che abbiamo davanti – come quelli del 2030 – e usare la cultura per comprendere e confrontarci sul nostro tempo e le sue necessità”.
Infine mi hai scritto che ti senti un po’ emiliana. In effetti la rubrica all’interno della quale rientrano queste interviste si chiama “Donne d’Emilia”. Ho spiegato però che non è un fatto geografico, piuttosto una connotazione esistenziale. Allora è bello sapere tu cosa intendi quando dici che ti senti un po’ emiliana?
“Penso che da questa intervista sia emerso un po’ il mio approccio alla vita e al lavoro, che nel caso di donne come noi non ha soluzione di continuità, poiché mettiamo noi stesse in tutto quello che facciamo- Vengo da una città, Lucca, bellissima e industriosa. Che ha molto di simile a Parma, sia nella storia sia nel tempo attuale. Dunque credo che fossi predisposta ad essere amante dell’Emilia. Poi la vita mi ci ha portato, e ogni volta diventava parte di un successo.
Da studente di storia dell’arte Parma era una destinazione frequente… c’è Arturo Carlo Quintavalle! Mi sono poi laureata sugli Estensi in Garfagnana (fortezze oggi importanti per l’economia del territorio) per cui ho vissuto a Modena e ho amato profondamente i suoi archivi. La prima volta che sono stata a Ferrara per presentare i miei scritti, giravo per la città come se fossi sempre vissuta lì. E ho conosciuto e lavorato con docenti aperti ai giovani e la mia tesi ha contribuito a far arrivare alcuni milioni di euro a Castelnuovo di Garfagnana per restaurare Mont’Alfonso.
Quando poi mi hanno proposto – come vicepresidente di Promo PA Fondazione – di scrivere il dossier di Parma la mia testa ha iniziato a pensare senza che la potessi fermare e dopo il primo incontro con Michele Guerra la cultura ha davvero battuto il tempo.
Oggi, quando mi sveglio a Parma, soprattutto il sabato mattina sono felice di esserci, sento l’energia della città e mi sembra di farne parte.
In questo terribile 2020 non ho e non abbiamo Smesso nemmeno un giorno di lavorare e trasformare le progettualità immaginate in un tempo ormai lontano, in strumenti e idee e stimoli per questo nuovo tempo che stiamo vivendo. E nella mia testa le idee fluiscono ancora e la voglia di fare non si ferma, e nascono da un dialogo costante e difficile e sempre nuovo con questa straordinaria terra parmense”.
Natalia Maramotti
Chi è Francesca Velani
Laureata in Conservazione dei beni culturali all’Università di Pisa, frequenta un Master alla Normale di Pisa in Management dei beni culturali. E’ vicepresidente di Promo PA, fondazione di ricerca orientata ad operare prevalentemente nel campo della formazione e dei beni culturali, con l’obiettivo di sostenere il processo di modernizzazione del Paese, con particolare riguardo alla Pubblica Amministrazione. In questo ruolo, grazie a competenze specifiche e capacità relazionali, affianca gli enti nella definizione di strategie di sviluppo territoriale a base culturale – Piani Strategici della Cultura -, supportandone la messa in opera tramite una programmazione trasversale e multidisciplinare, che pone al centro il dialogo pubblico – privato.
È direttrice di LuBeC, Lucca Beni Culturali, incontro internazionale sulla filiera cultura – tecnologia – turismo creato nel 2005 come occasione di incontro tra il sistema pubblico e privato, LuBeC è oggi l’evento annuale di riferimento per chi lavora sullo sviluppo a base culturale; dal 2007 accresciuto con una rassegna espositiva dedicata a progetti e servizi innovativi nel settore e dal 2013 Createch, un open lab per creare competenze nella progettazione culturale accessibile, utilizzando le tecniche del gaming.
Lavora sul tema del volontariato culturale come elemento strategico per il rafforzamento della sostenibilità sociale delle comunità, attraverso la diffusione della “Magna Charta del Volontariato per i Beni Culturali”, il documento guida per il volontariato organizzato creato e adottato nell’ambito del sistema dei Centri Servizi per il Volontariato e dal MiBACT.
Dal 2018 è Coordinatrice di Parma, Capitale Italiana della Cultura 2020+21, incarico che ha ricevuto come Fondazione, dopo aver scritto il dossier di candidatura.
Negli ultimi anni lavora su alcuni asset strategici per il Paese attraverso cantieri regionali, un lavoro che rappresenta la messa a sistema delle competenze acquisite negli anni. Tale impegno è volto a trasformare le tante buone pratiche radicate sui territori in politiche culturali sistemiche, in linea con quanto indicato dall’UE, in particolare su quattro progettualità: l’alleanza tra cultura e salute per il benessere delle comunità, l’incontro tra sistema culturale e creativo e il mondo imprenditoriale per generare innovazione, la valutazione dell’impatto della cultura sul raggiungimento degli SdGS del 2030 per la Sostenibilità.