REGGIO EMILIA – “In questo momento il problema principale dell’Emilia-Romagna è il nostro storico motivo di orgoglio, e cioè l’enorme pressione di persone da fuori regione che si vengono a curare qui, intasando il sistema”. Lo ha dichiarato nei giorni scorsi il presidente della Regione Michele De Pascale, suscitando non poca attenzione e aprendo un dibattito significativo.
L’Emilia-Romagna insieme alla Lombardia e il Veneto è, infatti, tra le regioni che accolgono più pazienti da altre regioni. Tecnicamente viene chiamata mobilità sanitaria. È una questione storica, sintomo di un Servizio sanitario nazionale squilibrato, che non garantisce ovunque lo stesso livello di qualità.
Nel 2024 in Emilia-Romagna sono stati circa 124mila i ricoveri di pazienti di altre regioni.
E a Reggio? Quanto incide la mobilità sanitaria sulle nostre strutture? Nel 2024 i pazienti da fuori regione che si sono venuti a curare nelle nostre realtà sono stati 4.105 di cui 2.377 negli ospedali dell’Ausl, mentre 1.728 nelle strutture private accreditate. In termini economici si tratta di quasi 18 milioni di euro, di cui oltre 8 milioni per i casi affrontati dal pubblico e oltre 9 milioni per quelli in carico al privato.
L’impatto economico della mobilità attiva interregionale é stato, nell’anno passato, pari al 4,5% per il pubblico e pari al 29% per il privato accreditato.
I costi di cura vengono sostenuti dalla sanità reggiana e sono poi rimborsati dalla regione di residenza del paziente a due anni dal ricovero.
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