REGGIO EMILIA – Serrande abbassate, locali vuoti, vetrate imbrattate: la crisi del commercio in centro storico è evidente a chiunque passeggi per le vie dell’esagono. Un fenomeno che non è solo locale e che fa i conti con dinamiche complesse dovute a tanti fattori. Secondo l’analisi sull’andamento della demografia d’impresa nelle città italiane elaborata dalla Confcommercio, in dieci anni dal 2012, nella città di Reggio Emilia si sono perse in totale 233 imprese nel commercio al dettaglio, tra attività in centro storico e in periferia. Di contro le imprese del settore alberghiero e della ristorazione sono state 75 in più.
Un bilancio di 158 imprese in meno, di cui 68 nel centro storico. Una perdita inferiore a quella registrata nelle vicine Modena (-195) e Parma (-179). Secondo l’indagine dell’associazione, lo scenario di Reggio ricalca quello regionale e nazionale: nelle dieci principali città dell’Emilia Romagna in dieci anni si è registrato un calo di 4 mila attività commerciali, 111 mila a livello nazionale. In termini percentuali parliamo di un negozio su cinque che ha chiuso i battenti dal 2012 ad oggi.
A risentire della crisi sono i consumi tradizionali, come i negozi di abbiglimento, libri, calzature. giocattoli: in questi casi si tende ad uscire dal centro storico per essere inglobati nell’offerta delle aree commerciali periferiche. Crescono invece le farmacie e i negozi di telefonia e computer, a dimostrazione di una maggiore attenzione alla cura del corpo e alla tecnologia. Le dinamiche del commercio cambiano dunque con le abitudini delle persone. Poi si sommano altri fattori, come i canoni di affitto dei locali del centro. Senza dimenticare il grande impatto del commercio on line.
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