REGGIOLO (Reggio Emilia) – Da un lato l’azienda, una vera e propria eccellenza nel settore della meccatronica, una realtà quotata in borsa con sede principale a Reggiolo e altri due stabilimenti a Cavriago e Pegognaga, nel Mantovano. Dall’altro i sindacati di categoria Fiom Cgil e Uilm-Uil, sul piede di guerra.
Motivo del contendere l’organizzazione del lavoro in questa delicata fase di Coronavirus. Le sigle sociali hanno proclamato lo stato di agitazione. Tutto nasce dalla comunicazione dell’azienda che ha informato i lavoratori di doversi presentare al lavoro lunedì 6 aprile mentre i sindacati – come richiesto anche dal Governo – premevano per la sospensione dell’attività fino al 13 aprile. Nei prossimi giorni è atteso un incontro tra le parti.
“Un’azienda che riapre perché ha dei clienti che hanno codici Ateco giusti – le parole di Simone Vecchi, segretario Fiom Reggio Emilia – e che però semmai fa componenti da destinare in Olanda, Francia, Germania che poi, a loro volta, vengono venduti in America o Russia… Ci chiediamo se abbia senso mettere a repentaglio la salute e la sicurezza dei propri dipendenti per questo tipo di prodotto”.
“La nostra attività, in realtà, non si è mai fermata – fa sapere Matteo Storchi, alla guida di Comer – Siamo rimasti attivi per quanto riguarda il settore della spedizione e del ricevimento merci. L’intenzione dell’azienda è quella di ripartire gradualmente e con la massima attenzione per la sicurezza degli addetti: a rientrare sarebbe il 30% della forza lavoro, che in totale ammonta a circa un migliaio di dipendenti”.
A dimostrazione dell’attenzione verso la salute dei dipendenti viene citato il fatto che chi non può raggiungere le sedi con un mezzo proprio, ma è costretto a usufruire dei mezzi pubblici e quindi esposto a maggiori rischi di contagi, è esentato dal recarsi al lavoro.
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