CORREGGIO (Reggio Emilia) – Dovendo parafrasare il titolo di un celebre film degli anni 70, potremmo dire che “la classe operaia non va in paradiso”. Da un lato il sindacato, la Fiom Cgil, che rivendica un aumento dei salari, dall’altro il mondo industriale che si dice disponibile al dialogo, ma respinge le pressioni. Il clima è teso.
Le aziende metalmeccaniche vanno a gonfie vele, chiediamo che un aumento dei salari anche in considerazione della crisi energetica e dell’inflazione galoppante, insiste da tempo il sindacato. “Non è possibile pretendere che ciò avvenga a totale carico delle singole aziende”, la replica di Unindustria che ha tenuto a rimarcare come i salari degli operai metalmeccanici a Reggio siano tra i più alti d’Italia.
“Se un sindacato di categoria come la Fiom, e in generale la Cgil, non rivendicasse in questo momento un atto di responsabilità sociale da parte delle imprese perderebbe la propria missione. La contrapposizione si genera dalla non volontà di Unindustria di non voler rendersi conto che laddove ci sono ricchezze, vanno ridistribuite”, ammonisce Cristian Sesena, numero uno della Cgil reggiana.
Unindustria si dichiara pronta al confronto, ma – sottolinea – tenendo in considerazione le regole di contrattazione concordate a livello nazionale.
La domanda allora è questa: ci sono i preusupposti al momento per un incontro tra la Fiom-Cgil da una parte e l’associazione degli imprenditori dall’altra?
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