REGGIO EMILIA – “Su decisioni che attengono la salute di chi lavora non si può ragionare sull’onda della emotività. In molti paesi Poveri si rivendica il diritto alla vaccinazione per tutti, qua stiamo dibattendo sull’opportunità di introdurre un obbligo. Vincolare l’accesso ai posti di lavoro all’esibizione di un green pass all’oggi è una forzatura”. La pensa così il segretario provinciale della Cgil, Cristian Sesena, sul dibattito che impazza sul rapporto lavoro/green pass.
“In una fase storica in cui alcune imprese licenziano su whatsapp, non mi pare una gran pensata fornire loro ulteriori pretesti – continua Sesena – Dopo di che, non siamo pregiudizialmente contro al green pass. Ma bisogna monitorare i dati, formare, incentivare prima di imporre dall’alto obblighi”.
Ha parlato, nei giorni scorsi, di “nessuna contrarietà per principio” anche il leader nazionale del sindacato, il reggiano Maurizio Landini: “Noi siamo per garantire i migliori standard di sicurezza nelle imprese – ha detto – Ma qui si sta parlando di rendere obbligatorio un trattamento sanitario, è qualcosa che si può decidere solo per legge”.
Intanto la preoccupazione delle sigle sindacali è per le conseguenze della fine del blocco dei licenziamenti. Ad ora non si segnalano, nel reggiano, grandi crisi aziendali in corso, ma i timori sono per quei settori che usciranno dal blocco a ottobre. “I settori più esposti sono quelli per cui è stato prorogato il blocco: il tessile, il turismo, il terziaro, i servizi, il fieristico e il parafieristico – continua Sesena – Sono settori micro, uno stillicidio che può portare anche a un numero importante di perdita occupazionale”.
Cigl, Cisl e Uil sperano di arrivare entro settembre a un’intesa su un accordo sull’occupazione su cui si sta lavorando da settimane. Una declinazione provinciale del patto regionale sul lavoro che permetta di monitorare con attenzione questi settori. “Noi siamo preoccupati perché ci sono dei segnali a livello nazionale che non confortano. Vogliamo fare un accordo che oltre a recepire il principio che il licenziamento deve essere l’ultima spiaggia, faccia chiarezza sulla qualità dell’occupazione”.
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