REGGIO EMILIA – Una recente sentenza della Cassazione, solo l’ultima in ordine di tempo, ha stabilito la gratuità della retta nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) per i malati del morbo di Alzheimer quando siano inscindibili la parte sanitaria e quella assistenziale.
Un pronunciamento che ha innescato una serie di ricorsi e che può rappresentare un serio problema per le aziende sanitarie e le residenze per anziani con un significativo impatto sui loro bilanci.
A Reggio e provincia alcune famiglie hanno già deciso di avviare azioni legali per fare valere i loro diritti e chiedere che sulla questione decida un giudice, come conferma l’Ausl. Ma la strada può non essere in discesa perchè le condizioni stabilite dalla Cassazione sono precise, è necessario che la persona ricoverata sia affetta da una forma accertata di grave demenza ed è possibile richiedere il rimborso delle rette pagate, qualora si dimostri che le prestazioni sanitarie erano prevalenti rispetto all’assistenza.
Secondo Aima, l’associazione malati di Alzheimer, si stima che le persone con demenza nella nostra provincia, al 2022, erano circa 10mila e in costante e rapido aumento. Attualmente la retta mensile a carico delle famiglie per un ricoverato affetto da Alzheimer in Rsa è di circa 3mila euro, se la prestazione è in regime di convenzione con l’Ausl è di circa 1600 euro poichè metà della retta viene garantita grazie al fondo regionale per la non autosufficienza. La Regione Emilia Romagna ha destinato al fondo 500 milioni di euro, tra i più consistenti a livello nazionale, il 10% circa assegnato alla sanità reggiana.
Certo il dibattito su questa delicata questione resta aperto anche nella nostra provincia.