REGGIO EMILIA – In questa puntata del nostro approfondimento lasciamo per un attimo da parte la genesi delle false accuse fabbricate dai servizi segreti contro Maria Sergio per ritornare su un’altra vicenda, forse non priva di punti di contatto con la prima, che accadde in quegli anni: il caso dell’appartamento che la dirigente comunale acquistò nella primavera del 2012 a Masone dalla società M&F General Service di Francesco Macrì.
Il rogito fu firmato il 17 maggio 2012, ma 3 anni dopo, nel gennaio 2015, Macrì fu coinvolto nell’operazione Aemilia, accusato di essere un prestanome di Michele Bolognino e dello stesso Nicolino Grande Aracri (sarà poi condannato per intestazione fittizia di beni a 6 anni e 6 mesi in primo grado e a 5 anni e 7 mesi in appello). Trascorsi altri dodici mesi, il 23 gennaio 2016 il Carlino Reggio pubblicò la notizia che il sindaco e la moglie avevano comprato casa da un imputato del processo Aemilia.
Nel concitato dibattito politico che ne seguì non si andò troppo per il sottile. Il sindaco Luca Vecchi fu accusato da alcuni avversari politici di aver comprato casa da un mafioso, di averla pagata meno del suo valore reale in cambio di imprecisati favori e di non voler esibire le fatture che provavano le spese sostenute per la ristrutturazione perché in realtà quegli interventi erano stati fatti gratis (o perché la casa in realtà non era stata acquistata al grezzo, come dichiarato, ma già finita).
Una nota del Ros dei carabinieri di Bologna smentisce queste ricostruzioni. Dal documento, datato 1 aprile 2016, si evince che il Ros, nelle settimane successive alla diffusione della notizia, esaminò la documentazione della compravendita senza ravvisare irregolarità o ipotesi di reato.
Le indagini della Dda di Bologna, invece, hanno fatto chiarezza sulla posizione di Macrì. Nel maggio 2012, quando vendette la casa a Maria Sergio, aveva il certificato penale immacolato. Proprio per questo veniva utilizzato come prestanome da Michele Bolognino nella società che gestiva il ristorante “Il cenacolo del pescatore” a Montecchio. Lo ha raccontato ai magistrati lo stesso Bolognino con dichiarazioni riportate nella sentenza del processo Aemilia. Il 30 maggio 2012 il soggetto individuato come prestanome, tale Loris Tonelli, finì agli arresti domiciliari. Fu a quel punto che Bolognino intestò il locale a Macrì, che non aveva pendenze giudiziarie. (5/continua)
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