REGGIO EMILIA – Di volontà, di impegno e lavoro, di sacrificio. Soprattutto di passione si è parlato alla Sistemi Reggio assieme a Katia Serra, tra le professioniste che hanno bucato il ‘soffitto di cristallo’ che ancora oggi imprigiona le donne, e spesso a prescindere dal merito.
La bolognese ex calciatrice tra le più note in Italia, con un passato anche alla Reggiana, docente di scienze motorie e allenatrice, sindacalista che con le sue lotte ha contribuito ai piccoli grandi traguardi ottenuti dal movimento, quel soffitto lo ha definitivamente bucato l’11 luglio 2021, quando, prima a livello internazionale, ha commentato una finale di calcio di una competizione come quella degli Europei. La sua voce e la sua competenza sono diventate il simbolo dell’Italia trionfatrice di Mancini ma anche di una pagina che finalmente ha visto protagonista una donna, una pagina rispetto alla quale non si può arretrare.
Racconta Katia Serra: “Il vero successo sarà quando io o qualcun’altra commenteremo stabilmente la Nazionale”.
Con lei la chiacchierata ha preso le mosse dal suo libro, ‘Una vita in fuorigioco’, che racconta di quella passione per il calcio nata fin da quando era bambina e del percorso che definire ad ostacoli è poco per chi è stata giovanissima a metà degli anni 80, quando una ragazzina che voleva diventare calciatrice era vista come ‘diversa’.
Ad ascoltarla, oltre alla dirigenza granata e a Cauz e Laezza, due dei giocatori della prima squadra assieme alle rispettive compagne, le ragazze che militano nel settore giovanile della Reggiana.
“Vedo che i pregiudizi sono molto calati – ha detto la Serra – e allo stesso modo mi fa piacere vedere invece che la passione è la stessa che era la mia”.
Spiega Francesco Criscuolo, coordinatore del settore femminile della Reggiana: “Adesso le iscritte sono 58, erano 30 ma abbiamo fatto un grande lavoro nelle scuole; l’obiettivo è raddoppiare le iscritte per la prossima stagione”.












