REGGIO EMILIA – Gli attacchi sono iniziati più di due anni fa, ma in Europa sono passati piuttosto inosservati visto anche l’arrivo frammentario delle notizie.
Ad aprile 2020 alcuni episodi violenti, ma qui si era nel pieno della pandemia. Adesso il resto del mondo inizia a sapere che il Mozambico è nel mirino del terrorismo islamico. Quasi 700mila persone sono sfollate nella parte interna, anche in conseguenza dell’attacco a Palma, e l’agenzia di stampa Fides News prevede una grave crisi alimentare nella provincia di Cabo Delgado. Fonti locali sostengono che Pemba possa essere obiettivo dei jihadisti.
Pemba è un luogo meraviglioso affacciato sull’Oceano Indiano ed è legato a Reggio Emilia da profonda amicizia. Il primo incontro tra le due città è datato 1970: una delegazione del FreLiMo, il movimento di indipendenza del Mozambico dal colonialismo portoghese, visitò la nostra città. Giuseppe Soncini, all’epoca presidente dell’ospedale Santa Maria Nuova, stipulò un gemellaggio sanitario che negli anni diventò molto altro.
A ottobre 2016, a Pemba, la delegazione reggiana capitanata dal sindaco Luca Vecchi ha firmato l’impegno ufficiale a collaborare nell’educazione, nell’economia, nell’agricoltura. C’era più di 40 anni fa e c’è stata nel 2016 Bruna Ganapini Soncini, che segue le notizie documentandosi sul giornale online Carta de Mocambique: “Situazione complessa, critica e preoccupante che dura da qualche anno”, le sue parole.
Sono diversi i progetti reggiani in corso a Pemba, tutti iniziati tra 2018 e 2020 e che vedono coinvolti il Comune e la Fondazione E35 assieme all’Unione europea e alla Regione. Un cooperatore reggiano è a Pemba in queste settimane, al momento non è stato consigliato alcuno stop alle attività. L’attenzione è altissima, ma allo stesso tempo recentemente l’ambasciata italiana ha fatto sapere che a Pemba la situazione rimane sicura.
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