REGGIO EMILIA – L’operazione Minefield è stata una conferma della presenza della criminalità organizzata nel nostro territorio, non un caso isolato. Basta ripensare alle inchieste degli ultimi anni, da Perseverance a Billions, che il colonnello Ivan Bixio cita nello studio di Decoder.
Minefield è nata da una denuncia per furto d’identità raccolta dai carabinieri di Scandiano. Da lì, da quel tassello, militari e finanzieri coordinati dalla procura hanno scoperto l’ennesima esistenza di un’organizzazione dedita alla produzione di fatture per operazioni inesistenti. Un servizio offerto a imprenditori pronti ad approfittarne.
Il giochino è collaudato: tramite una cartiera viene emessa la fattura relativa a un’operazione che in realtà non è avvenuta, ma che giustifica il bonifico e l’iscrizione di quella fattura nella propria contabilità; il bonifico viene poi ricevuto dalla cartiera, prelevato in contanti e restituito all’imprenditore dietro compenso: nel caso di Minefield, l’Iva più il 4 o 5%.
Meccanismi del genere, o anche la più nota evasione fiscale del singolo, sono un problema di tutti, dice Bixio, anche se la collettività ancora non l’ha compreso. Gli orizzonti del controllo da parte di chi opera in questo campo devono sempre ampliarsi.
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