REGGIO EMILIA – Verso una soluzione l’intricata vicenda della ventilata abrogazione dello Ius Soli sportivo per i minori. Prima la richiesta della Figc, la Federazione Gioco Calcio, che dal 22 settembre avrebbe obbligato le società a presentare una documentazione particolare per ragazzi extracomunitari dai 10 anni in su, anche se nati in Italia.
Da qui il caso emblematico della società Progetto Aurora di via Adua, che ha oltre la metà dei giovani figli di genitori di origine africana. Per il rilascio dei loro documenti servivano circa due mesi e per questo ha deciso di non partecipare al campionato degli Esordienti a 9. Tante le reazioni e le polemiche.
A cercare di fare chiarezza è il parlamentare reggiano del Pd Andrea Rossi che parla di un possibile problema legato alle procedure interne alla federazione: “Non è solo un problema di Reggio Emilia, ma è stato evidenziato anche da altre regioni, in particolar modo dal Piemonte – dice -. Abbiamo fatto una verifica di tipo legislativo, perchè a volte può sfuggire qualche modifica. Quelli che erano i due riferimenti normativi (la legge del 2016 voluta dal Governo Renzi e la modifica introdotta dal Governo Gentiloni nel 2017) oggi permangono quindi nulla è cambiato rispetto alla possibilità dei ragazzi immigrati presenti sul nostro territorio di frequentare le nostre realtà sportive“. Nessuna impossibilità, dunque, all’iscrizione? “Assolutamente. Quella che viene chiamato l’abrogazione dello Ius Soli sportivo non c’è. Era una cosa che abbiamo voluto con forza quando eravamo al governo e le normative sono state completamente raccolte nella riforma del lavoro sportivo”. A questa società sportiva che ha trovato queste difficoltà che cosa vogliamo dire? “Avendo parlato anche con gli organismi della Lega Nazionale Dilettanti collegata alla Federazione Italiana Gioco Calcio, possiamo dire che si troverà una soluzione e che tutti i ragazzi che loro hanno continueranno a svolgere attività sportiva e ad essere loro atleti”.
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