REGGIO EMILIA – Quante volte Reggio avrà visto Nicolò Melli bambino camminare verso via Guasco, col borsone da basket più grande di lui, lui che adesso grande lo è davvero. Reggio ha cresciuto e visto partire il suo ragazzo d’oro, quel reggiano doc che è arrivato in Nba e parla dei tortelli che tiene di scorta nel freezer e della nonna che gli manca. Ha visto spiccare il volo, prima letteralmente sul parquet del Palabigi e poi nel mondo, ad Achille Polonara, che non era bambino ma poco più in quegli anni in cui “la cooperativa dei canestri” ci regalava le finali scudetto. Reggio Emilia è un po’ una mamma orgogliosa, dopo aver visto i suoi figli realizzare i propri sogni e i sogni dell’Italia del basket da 17 anni a questa parte: contro l’imbattibile Serbia si è rivista esattamente quella cooperativa.
“Sono orgoglioso di essere il capitano di questa squadra. Non sono mai stato capitano di niente e nessuno. Ma se dovevo essere capitano di qualcuno, è di questo gruppo”, ha detto Melli dopo l’impresa.
Capitan Melli, Polonara, Simone Fontecchio, anche lui ex biancorosso, Nico Mannion, figlio di Pace, figlio, a sua volta, anche un po’ di Reggio Emilia, sono stati gli operai che hanno battuto i re, sfondando il muro dei 100 punti, dominando e poi soffrendo e poi reagendo.
E forse mentre urlavano e si abbracciavano e pensavano all’Olimpiade conquistata e a Tokio un pensiero è andato alle persone che li hanno cresciuti, e magari, chi lo sa, a mamma Reggio.
“Mi ha particolarmente emozionato la partita di ieri, vedere tanti ragazzi giovani in campo giocare con coraggio. E anche vedere Nicolò Melli, capitano, il giocatore più esperto, giocare con quella disponibilità e quello spirito di sacrificio è stato emozionante”, commenta Andrea Menozzi, storico responsabile del settore giovanile della Pallacanestro Reggiana.
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