REGGIO EMILIA – Nei giorni scorsi l’Istat ha reso noto lo studio che misura il benessere nelle diverse province italiane. Molti dati che riguardano Reggio, vedono la nostra città migliorare rispetto agli anni scorsi.
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L’indice di mortalità per incidenti stradali è lo 0,4 ogni 10mila abitanti. E’ il dato più basso degli ultimi sedici anni, segno evidente che a Reggio sulla sicurezza stradale si è investito tanto. E’ questo uno dei numeri più confortanti nel report del benessere stilato da Istat. In media ogni reggiano può sperare di vivere 83 e sei mesi: nel 2004 questo dato si attestava a 81 anni. Si tratta di una conquista che c’entra poco con il caso o la sfortuna. Le forti campagne di prevenzione, il miglioramento delle cure, una maggiore attenzione al benessere fisico allungano le speranze di vita.
Un’altra nota positiva arriva dalla costante crescita della raccolta differenziata dei rifiuti che è in costante crescita. Conforta il dato relativo ai giovani che non lavorano e non studiano, i cosiddetti neet: sono calati di 8 punti rispetto a due anni fa. Ora sono il 12%. Erano il 20 per cento nel 2014. Ci sono però alcuni dati nella statistica dell’Istat che fanno riflettere: i bambini che accedono ai servizi per l’infanzia ad esempio sono in calo rispetto ad una decina d’anni fa di due punti percentuali 28 a 26.
La retribuzione media annua di un lavoratore dipendente nella nostra provincia è calata a 24700 euro annui: erano 25100 nel 2016. Ed inoltre: gli amministratori locali con meno di 40 anni sono il 31%, il dato più basso degli ultimi 20 anni: basti pensare che nel 2004 rappresentavano il 43% del totale. La politica dunque non attrae i giovani oppure per i giovani non c’è posto in politica o ancora (altra verità) ci sono meno under 40 di un tempo. Sono infine in calo, altro dato negativo, le energie da fonti rinnovabili.
Un numero strano da interpretare è quello di coloro che hanno scelto di farsi curare fuori dai confini provinciali: sono il 6,5% del totale, in crescita di un punto rispetto agli ultimi anni e di due punti rispetto al 2008. Si tratta di un fenomeno comunque presente anche nelle province vicine. Significa forse che nella sanità l’area vasta esiste davvero o magari sono soltanto i pazienti che si guardano maggiormente attorno .
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