REGGIO EMILIA – Le parole dell’Imam della Comunità islamica reggiana sono probabilmente destinate a suscitare reazioni e critiche, forse anche sdegno, ma riflettono idee largamente diffuse nell’opinione pubblica musulmana e non solo. E’ giusto ricordare che il conflitto israelo-palestinese non comincia sabato e che non si possono giudicare le tragedie di oggi se non si legge questa storia dall’inizio. E’ giusto sottolineare che l’Onu ha ripetutamente ingiunto a Israele di ritirarsi dai territori palestinesi occupati e ha condannato a più riprese la politica israeliana di creazione di nuovi insediamenti. E’ giusto anche, aggiungiamo noi, rimanere inorriditi di fronte all’assedio totale a Gaza e ai bombardamenti sulla città, che producono un gran numero di vittime innocenti e procurano sofferenze enormi alla popolazione.
Ma il rifiuto ad esprimere un giudizio sulle azioni di Hamas contro i civili è inquietante. Il problema non è nominalistico, cioè se i miliziani di Hamas debbano o meno essere considerati terroristi. La questione è di sostanza. Sparare contro una pattuglia dell’esercito israeliano può essere resistenza, sparare contro i civili no.
E si lasci stare la Resistenza italiana: i partigiani sparavano contro i soldati tedeschi, contro i militi della Repubblica sociale e gli esponenti del fascio, non contro i contadini e i ragazzi che partecipano a una festa da ballo.
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