REGGIO EMILIA – E’ nato e vissuto in una cittadina della provincia emiliana ma, con i suoi testi, ha saputo ispirare generazioni di scrittori e non solo: è così che Pier Vittorio Tondelli è stato descritto al Teatro Ariosto durante l’incontro tra il rocker Luciano Ligabue, correggese come Tondelli, il giornalista de La Repubblica Gabriele Romagnoli e il direttore di Civiltà Cattolica Antonio Spadaro. La serata, organizzata nell’ambito delle celebrazioni del trentesimo anniversario della morte dell’intellettuale, era l’appuntamento più atteso del programma di iniziative.
“Vichi era nato e cresciuto a Correggio, quindi per me una coincidenza molto importante, più che una coincidenza, perché poi quando ho potuto leggere il suo primo libro, sono rimasto sconvolto da una serie di aspetti – ha detto Ligabue – Intanto dalla sua qualità di scrittura, ma anche dal fatto che tutto sommato, tutto quello che lui raccontava era tutto quello che avevo sotto gli occhi tutti i giorni e che non mi sembrava così interessante. Quello che lo rendeva interessante era lo sguardo di Vichi”.
“Per me Tondelli è non stato importante, è stato decisivo, perché forse se non ci fosse stato questo incontro indiretto non avrei mai scritto”, invece la “confidenza” fatta ai presenti da Romagnoli. “Io all’epoca non ero più così certo che ce l’avrei fatta a scrivere, avevo bisogno di una conferma e lui me l’ha data”.
“Il primo libro che ho letto di Pier Vittorio Tondelli è ‘Camere separate’. L’ho letto perché mi aveva appassionato la lettura della prima pagina – ha spiegato Spadaro – Sentivo da lì un senso di spiritualità molto profondo, una visione della vita non banale”.
All’Ariosto anche il sindaco di Reggio Luca Vecchi: “Pier Vittorio Tondelli è un figlio della nostra terra e quindi credo che fosse fondamentale per ricordare questa celebrazione ma anche per continuare ad avere quella curiosità e quell’interesse necessario nei confronti della sua opera che credo sia ancora assolutamente interessante per interpretare la nostra contemporaneità”.
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