REGGIO EMILIA – Un ritorno al passato, per Genova, ma anche per Iren, la multiutility nata nel luglio del 2010 dalla fusione di Enia e Iride che ha nel capoluogo ligure il principale azionista, insieme a Torino e Reggio Emilia. La vittoria al primo turno della 39enne Silvia Salis, candidata del centrosinistra, eletta sindaca col 51,48% dei voti, ripropone la situazione di quindici anni fa quando a guidare le tre città erano tre sindaci di centrosinistra: Chiamparino a Torino, Marta Vincenzi a Genova e Graziano Delrio a Reggio. Una situazione che cambiò radicalmente negli anni successivi quando Chiara Appendino nel 2016, a sorpresa, superò al ballottaggio l’uscente Piero Fassino e il Movimento 5 Stelle conquistò Torino e iniziò la sua ascesa a livello nazionale. L’anno dopo, anche Genova, cambiò colore, con l’elezione di Marco Bucci, a capo di una coalizione di centrodestra. Ora, a distanza di nove anni, i sindaci dei tre comuni che insieme detengono più del 45% delle quote di Iren tornano a essere espressione del centrosinistra.
Per la multiutility, con sede legale a Reggio, che ogni giorno serve oltre 7 milioni di persone e opera in settori chiave come energia, acqua, servizi ambientali e connettività, il cambio di colore politico delle principali amministrazioni non cambia le strategie dell’azienda. I manager, tra cui il vicepresidente Moris Ferretti, espressione dei soci pubblici reggiani, sono concentrati sull’offrire il miglior servizio possibile. Semmai, in questi anni, più che diverse vedute politiche le tensioni ci sono state tra territori in funzione degli investimenti decisi da Iren. Anche perché i patti parasociali restano validi con Torino che esprime il presidente, Luca Dal Fabbro, Reggio, il vice, e Genova l’amministratore delegato, Gianluca Bufo. Sempre però d’intesa con gli altri Comuni. Una comunanza uscita rafforzata anche dalla vicenda Signorini, l’amministratore voluto da Genova, licenziato per giusta causa nel giugno di un anno fa, dopo l’inchiesta per corruzione che ha coinvolto anche l’ex presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, e l’imprenditore Aldo Spinelli. Vicenda per la quale l’amministratore di Iren è rimasto in carcere per oltre due mesi e nel dicembre scorso ha patteggiato una pena a tre anni e cinque mesi.
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