REGGIO EMILIA – Nei mesi primaverili, da marzo fino a maggio, bisogna prestare attenzione alle processionarie tenendo d’occhio i pini e i cedri dove hanno creato i loro nidi bianchi. Questi lepidotteri, della lunghezza fino a 4 centimetri, forniti di peli urticanti, scendono dalle piante e si mettono in movimento a terra in lunghe file caratteristiche, alla ricerca di un luogo soleggiato in cui infossarsi. Qui si trasformano in crisalidi, da cui rinasceranno come farfalle con ali grigie e bianche. A settembre le farfalle deporranno le uova sugli aghi di pino, da cui usciranno le larve, che trascorreranno l’inverno nei nidi, ridando vita a un nuovo ciclo di infestazioni.
Le processionarie sono pericolose in questa fase, quando sono bruchi pelosi, ma saranno innocue in estate nella loro veste di farfalla. Segnalazioni della loro presenza vengono quest’anno da tutta la provincia, dalle pinete dei paesi dell’Appennino ai comuni della pianura, dove pure si trovano pini o cedri in parchi o giardini privati. Guai a toccarle durante i loro movimenti sul terreno: i loro peli possono provocare arrossamenti, edemi, vescicole, perfino asma e congiuntiviti se entrano nei polmoni o negli occhi. Vanno messi al sicuro bambini e animali, soprattutto i cani che incuriositi vanno ad annusarle. In caso di contatto lavare subito con acqua e sapone.
Per combatterle ci sono vari modi, dall’uso di trappole alla rimozione dei nidi in inverno tramite personale specializzato, all’uso in autunno di un formulato microbiologico contenente un bacillo innocuo per l’uomo e gli altri insetti utili. Per queste operazioni rivolgersi alle Amministrazioni comunali.
Gian Piero Del Monte
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