REGGIO EMILIA – “E’ un attacco contro il sindacato!”, tuona il segretario Simone Vecchi.
E’ durissima la risposta della Fiom-Cgil alla decisione di Interpump di sospendere un proprio delegato. Una sospensione che – dice il sindacato delle tute blu – rappresenta l’anticamera del licenziamento. Alla base del provvedimento dell’azienda ci sarebbero contestazioni che vengono definite dal sindacato infondate: in particolare verrebbe imputato al dipendente un diverbio con un caporeparto.
“Il lavoratore non ha avuto la possibilità di essere ascoltato dall’azienda, non c’é stato alcun confronto. Nonostante i nostri tentativi con l’azienda, in via ufficiosa la stessa ci ha fatto sapere che il delegato sarà licenziato“, dice ancora Vecchi.
I colleghi da venerdì scorso sono scesi in sciopero e questa mattina hanno dato vita a un presidio davanti alla sede legale dell’azienda a Pieve Modolena. Una iniziativa a cui ha preso parte anche il segretario generale della Camera del Lavoro Cristian Sesena: “E’ un atto di una violenza inaudita nelle relazioni tra azienda e sindacato e un provvedimento simile nei confronti di un delegato sindacale rappresenta un atto politico”.
Il delegato destinatario del provvedimento di sospensione – Massimo Marigliano – svolge questa funzione da 22 anni, opera nello stabilimento di Calerno di Sant’Ilario, sposato, ha un figlio di 10 anni: “Sono vittima di una ingiustizia. Voglio ringraziare tutti i miei colleghi per la solidarietà. Non molleremo”.
Il gruppo Interpump è un autentico colosso presente in 36 Paesi con oltre 100 società e 9mila dipendenti complessivi.
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