REGGIO EMILIA – La politica di casa nostra è alle prese con una novità di rilievo: la Prefettura ha respinto la richiesta di iscrizione alla white list antimafia di Edilgest e ha emesso un’interdittiva nei confronti del consorzio edile guidato da Roberto Salati, perché l’azienda è a rischio di condizionamento mafioso. Quello stesso strumento che a partire dal 2010 a Reggio ha colpito centinaia di società, nella maggior parte dei casi – ma non sempre – di proprietà di imprenditori di origine calabrese, questa volta ha per destinatario un consorzio amministrato dal capogruppo della principale forza di opposizione in Consiglio comunale, nonché ex candidato sindaco di Reggio. Il consorzio di Salati dunque potrà continuare a lavorare nel privato, ma non potrà partecipare ad appalti pubblici, per scongiurare il rischio di infiltrazione mafiosa. E’ una bella gatta da pelare, una notizia ancora da metabolizzare per la politica reggiana.

Roberto Salati con Matteo Salvini
Lo stesso centrosinistra è molto prudente. Un comunicato in preparazione nei giorni scorsi è infine rimasto nel cassetto. La Lega mastica amaro e qualcuno a mezza bocca parla di provvedimento a orologeria in vista delle elezioni di giugno. In Fratelli d’Italia e in Forza Italia, invece, prevale la tendenza a minimizzare: nessuno vuole criticare apertamente il prefetto Maria Rita Cocciufa. Anche perché attaccare la Prefettura significherebbe attaccare il Ministro dell’Interno e il Governo. Meglio far finta di niente in attesa che passi la bufera.
Il caso Salati potrebbe però ridare forza a una convinzione da sempre diffusa nel centrodestra: la convinzione che le interdittive antimafia danneggino molti imprenditori per bene che hanno magari l’unica colpa di avere un parente mafioso o di aver preso un caffè con la persona sbagliata. Il principale sostenitore e interprete di questa tesi è Carlo Giovanardi. Quando era senatore, Giovanardi si sentì in diritto di fare pressione sulla Prefettura e sul Comando provinciale dei carabinieri di Modena affinché riammettessero in White list aziende in odore di mafia. Il punto di vista di Giovanardi non era isolato. Quando la Procura di Modena chiese di processarlo per quelle pressioni, i senatori di centrodestra con il loro voto impedirono che Giovanardi fosse processato, sostenendo che con quegli interventi aveva soltanto fatto il suo mestiere di parlamentare. Il voto del Senato è stato recentemente ribaltato dalla Corte Costituzionale, che ha stabilito che i comportamenti contestati a Giovanardi, se provati, non sono opinioni e non rientrano tra le prerogative di un parlamentare.
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