REGGIO EMILIA – Terminato il lockdown e riprese le normali attività, complice anche il gran caldo di questi giorni, l’ozono torna a salire. L’aria che respiriamo è dunque nuovamente inquinata. In provincia di Reggio sono già tre le centraline che hanno registrato più di 120 microgrammi per metro cubo per più di 25 giorni.
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Qualcuno disse durante il lockdown che era bellissimo respirare un’aria migliore, rivedere i daini in centro ad Albinea ed ammirare le montagne all’orizzonte senza che lo smog le annebbiasse. E’ bastato ritornare alla vita fatta di automobili e scarichi che la natura ritrovata è immediatamente tornata natura persa. In estate, si sa, colpisce l’ozono. La legge dice che in un anno i superamenti dei limiti di soglia, in questo caso 120 microgrammi per metro cubo, non possono essere superati più di 25 volte. Ebbene alla fine del 2020 mandano ancora 152 giorni e il traguardo nella nostra provincia è già stato superato da tre centraline. Si tratta di Castellarano, 30 volte, San Lazzaro a Reggio, 31 volte, e San Rocco di Guastalla, 41 volte.
Prima dell’emergenza Covid le regioni padane in coro avevano detto che era necessario un giro di vite anche in estate per evitare emissioni pericolose ed eccessivo traffico su gomma. Il coronavirus ha coperto ogni progetto con il risultato che oggi l’aria che respiriamo nei nostri paesi è di pessima qualità. Le idee per risanare l’ambiente sono sempre le stesse: implementare il servizio di trasporto pubblico soprattutto su ferro, aumentare le zone verdi e le piste ciclabili, premiare le imprese che non inquinano. Già era difficile, chissà perché, attuare queste proposte prima del covid. Oggi sembra quasi impossibile. Eppure la salvaguardia della nostra salute passa proprio attraverso queste scelte che non possono essere rimandate in eterno.
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