REGGIO EMILIA – L’influenza stagionale ha iniziato la ritirata. Il picco sembra essere passato. A fine gennaio più di 9mila reggiani erano a letto influenzati; quasi 18 su mille, 37 su mille nella fascia dei bambini. Adesso l’incidenza è passata a 14 su mille. Tra queste migliaia di casi è presente ancora il Covid, ma solo tra l’1 e il 2%, anche se il dato è sicuramente sottostimato visto che ormai il tampone è un ricordo.
La soluzione rimane sempre e solo una: la vaccinazione. Un concetto che gli ultra 65enni hanno compreso, visto che la quota di chi ha aderito alla campagna è stata finora di oltre il 60% (lontano però dal dato record del 72% dell’inverno 2020/2021). Occorre che anche le persone più giovani approfittino della possibilità.
“Anche se sta cominciando a passare il concetto dell’effetto indiretto, cioè di vaccinarsi per proteggere le persone intorno più a richio”, dice il dottor Davide Favali. Favali è referente distrettuale per Reggio dei medici di medicina generale e riferisce come le ultime settimane siano state davvero complicate. L’Emilia Romagna è una delle regioni più colpite dall’influenza “per l’alta incidenza di popolazione e per il clima della pianura padana”, continua il medico.
Un clima che è tra le concause dell’alto numero di bronchiti asmatiche che si sta registrando. Dalla scorsa primavera sono poi cresciute del 50% le forme di raffreddore, un fenomeno che non si è più arrestato. “Non si può dire che siano completamente ascrivibili alle polveri sottili ma di sicuro c’entrano”.
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