MODENA – Popolare e divisivo, carismatico e irripetibile. Diego Armando Maradona se n’è appena andato ma l’eredità che lascia è già nota. Un’infinita di gol, giocate, polemiche, citazioni, la linea netta tra chi lo ama e continuerà a farlo e chi lo ha sempre detestato e non cambierà idea nemmeno ora. Il più grande per molti, in un confronto eternamente senza risposta, visto che è impossibile ridurre a numeri individuali e trofei uno sport di squadra come il calcio. Eppure, per chi l’ha affrontato da avversario o per chi l’ha vissuto in spogliatoio come compagno di squadra, non ci sono dubbi: numero uno, per distacco. Il perché prova a spiegarlo Maurizio Neri, reggiano per matrimonio, oggi allenatore delle giovanili del Sassuolo ma nel 1988/89 giovanissimo compagno di squadra di Diego al Napoli. Una stagione, quella, in cui il Napoli era transitato anche da Modena in Coppa Italia. Stadio Braglia, 28 settembre 1988, tra i pali dei Canarini Massimo Meani: 4 gol subiti, due da Maradona con due grandi classici del repertorio, un calcio di rigore e un calcio di punizione.
calcio Napoli Maurizio Neri Diego Maradona morto Maradona calcio in luttoIndimenticabile Maradona: “Fuoriclasse e leader unico”. VIDEO
26 novembre 2020“Con lui accanto ci sentivamo giganti”, ricorda Maurizio Neri, reggiano, ex compagno di Diego al Napoli e oggi tecnico delle giovanili del Sassuolo