REGGIO EMILIA – Un lavoro sempre più precario e maschile. E’ il quadro relativo al nostro territorio emerso dall’indagine dell’osservatorio Ires commissionata dalla Camera del Lavoro, che anche a Reggio continua la campagna per arrivare nel 2025 al referendum popolare che cambi le normative a tutela del lavoro.
L’obiettivo è di arrivare a 27mila firme, finora ne sono state raccolte circa 7 mila. Nel 2023, rispetto all’anno precedente, si è registrato un aumento dell’occupazione del 3%. Ma le attivazioni restano precarie nell’80% dei casi e il problema è diffuso per tutte le fasce di età. Soltanto un contratto su tre diventa a tempo indeterminato. Cristian Sesena, segretario provinciale della Cgil: “Ci sono falle nei tempi indeterminati, su cui abbiamo posto anche un quesito referendario. Creano una reiterazione di rapporti a termine anche di brevissima durata che non approdano mai, o quasi mai, a una stabilità occupazionale vera”.
Sul fronte delle retribuzioni, la forbice si allarga sempre di più: si va dagli 86 euro giornalieri per un operaio ai 504 di un manager. In generale, la media giornaliera del salario per un uomo è di 101 euro. Le donne guadagnano il 33% in meno. Le discriminazioni di genere, secondo la Cgil, sono forti anche a Reggio: una donna su cinque rinuncia alla carriera quando diventa mamma. L’occupazione è maschile quando il mercato del lavoro è in crescita, ma è femminile quando rallenta. “Nelle fasi in cui l’uomo non trova lavoro, le briciole del lavoro dal punto di vista qualitativo le prende la donna. Questo dà l’idea di una discriminazione di base, che si somma alle tante che le donne subiscono nel nostro Paese”, ha aggiunto Sesena.
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