REGGIO EMILIA – Il procedimento per incompatibilità ambientale aperto nel novembre 2020 dal Csm sull’allora procuratore capo di Reggio, Marco Mescolini, sfociato nel gennaio 2021 nel trasferimento d’ufficio del magistrato al di fuori dell’Emilia Romagna, è stato definitivamente archiviato. E’ questa la decisione assunta dal plenum del Csm, che ha accolto la proposta di delibera approvata all’unanimità nei giorni scorsi dalla prima commissione. Il voto del plenum è una conseguenza diretta della sentenza con cui, l’11 gennaio scorso, il Consiglio di Stato aveva accolto il ricorso di Mescolini, dichiarando illegittimo il provvedimento del Csm che disponeva il trasferimento del procuratore capo di Reggio.
Proprio alla luce di quanto deciso dal Consiglio di Stato, il Csm il 4 marzo scorso ha svolto una nuova istruttoria sul caso, procedendo all’audizione della presidente del tribunale Cristina Beretti e del questore di Bologna Antonio Sbordone, all’epoca dei fatti a capo della questura di Reggio. L’obiettivo delle convocazioni era quello di verificare se Mescolini, come affermato dalle sostitute Chesi, Salvi, Pantani e Stignani nell’esposto al Csm che ha dato origine al procedimento, avesse perduto la fiducia dei colleghi, dei vertici delle forze dell’ordine, dell’avvocatura e della comunità reggiana nel suo complesso, perché considerato politicamente non imparziale.
Sia la presidente del tribunale Beretti che il questore Sbordone, di fronte alla prima commissione del Csm, hanno smentito questa ricostruzione, affermando che – nonostante gli attacchi politici che il procuratore capo aveva subito – la sua reputazione nell’ambiente era intatta.
Nella delibera si legge che, completata l’istruttoria, “non sono emersi elementi di criticità nei rapporti tra il dott. Mescolini e l’ambiente in cui operava”. L’incrinarsi dei rapporti fra il procuratore capo e le sostitute firmatarie dell’esposto non ha “avuto ripercussioni negative sull’immagine di imparzialità e indipendenza del magistrato stesso nei rapporti con i magistrati del tribunale, con il personale amministrativo di entrambi gli uffici, con gli avvocati, con le forze dell’ordine e con la società civile”. In conclusione, mancavano “elementi concreti in grado di pregiudicare, o anche solo di mettere a rischio, l’esercizio imparziale e indipendente della funzione giurisdizionale e direttiva”.
La delibera di archiviazione è stata approvata a maggioranza, con 5 voti contrari e 3 astenuti. Dei cinque consiglieri che hanno preso la parola nel plenum, l’unica a dichiarare voto contrario all’archiviazione è stata Claudia Eccher, avvocatessa trentina, legale di Matteo Salvini, eletta nel Csm su indicazione della Lega.
Sul voto del Csm c’è da registrare la soddisfazione dell’avvocato Guglielmo Saporito, legale di Mescolini: “Non vi è mai stata alcuna incompatibilità di Mescolini con le funzioni di vertice della Procura, né sotto l’aspetto dell’imparzialità né per ciò che riguarda i commenti all’indomani delle conversazioni con il dott. Palamara. L’intera vicenda approda quindi ad una parola definitiva di verità”. Ora, conclude l’avvocato Saporito, Mescolini “potrà quindi concorrere per funzioni adeguate di capo della procura, con una carriera che è sempre stata priva di ombre”.
Reggio Emilia Csm Marco Mescolini incompatibilità mescoliniIl Consiglio di Stato dà ragione a Mescolini: annullato il trasferimento. VIDEO