REGGIO EMILIA – Venti gli indagati e sei le misure di custodia cautelare in carcere nell’operazione degli ultimi giorni Ten: dieci, come dieci sono gli anni trascorsi dall’inchiesta Aemilia. Scorrendo l’ordinanza del gip Alberto Ziroldi, che riporta diverse delle fatture per operazioni inesistenti emesse nei confronti di imprese o aziende, emerge il nome del consorzio Edilgest.
Nato nel 2017 e con sede in città in via Monte San Michele, composto da ditte e persone fisiche, e cioè artigiani e muratori operanti nel settore dell’edilizia, Edilgest è stato guidato fino alla fine dello scorso febbraio da Roberto Salati. L’ex capogruppo della Lega in Sala del Tricolore si era dimesso dopo che la Prefettura aveva negato l’iscrizione del consorzio alla White List per la presenza, al suo interno, di troppi soci legati da vincoli di parentela, di frequentazione o di interessi con le famiglie di ‘ndrangheta. Un tema, il fatto che il consorzio non fosse iscritto, che TgReggio aveva sollevato nel 2019, quando Salati era in corsa per diventare sindaco di Reggio.
Secondo l’inchiesta Ten due degli indagati, Rosario Aracri e Giuseppe Arabia classe ’89, il primo come socio unico e poi amministratore unico e il secondo come amministratore di fatto, attraverso la società Totalservice avrebbero emesso fatture per operazioni inesistenti per oltre 860mila euro, di cui 109mila euro di Iva, tra la fine dell’ottobre 2018 e la metà del dicembre 2021.
L’obiettivo, secondo gli inquirenti, era ‘consentire l’evasione dell’imposta sul valore aggiunto e sui redditi a terzi soggetti utilizzatori’, con l’aggravante ‘di aver agito per agevolare l’attività dell’associazione ‘ndranghetista’. La Totalservice avrebbe emesso nei confronti del Consorzio Edilgest fatture per 29.641 euro nel 2020 e per 57.233 nel 2021.
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