REGGIO EMILIA – E’ stato, appena 20enne, assessore nella sua Cavriago e poi in Provincia. A Reggio, per altri cinque anni, è stato il responsabile delle Infrastrutture e dei beni comuni nella prima giunta Vecchi. Poi, Mirko Tutino ha fatto la scelta di lasciare la politica attiva per lavorare nel settore privato. Ma in coincidenza di quella decisione, si è ritrovato coinvolto nell’inchiesta sui presunti appalti irregolari proprio in Comune a Reggio. E’ stato tra gli imputati poi assolti in primo grado: nel suo caso, l’accusa era rivelazione di segreto d’ufficio. Ieri sera è stato ospite a Decoder.
In tutto, 40 indagati iniziali nel 2019 tra cui il sindaco, l’ex vicensindaco e, appunto, lui. Venti i rinviati a giudizio, preceduti da un patteggiamento, un’assoluzione in abbreviato e due “non luogo a procedere”. Il 21 marzo scorso, 4 condanne e 16 assoluzioni. Che idea si è fatto di quello che è accaduto e che cosa rimane? “Un’inchiesta che ha avuto una portata enorme – ha detto in studio – E’ legittimo, credo, che gli organi di giustizia facciano approfondimenti. Quello che emerge, comunque, è un sistema di servizi della nostra città che non aveva nulla a che fare con questo presunto sistema. Alcune posizioni individuali sono state approfondite e saranno oggetto di approfondimento, ma il Comune è emerso in maniera sana e pulita con procedure che sono sempre andate nella direzione dell’interesse collettivo”.
Tutino è sicuro che la procura non abbia agito sulla base di un pregiudizio. “E’ un organo autonomo che acquisisce elementi, sicuramente i consulenti che ha utilizzato per analizzare capitolati non avevano conoscenze così dirette del diritto amministrativo”. L’ex assessore lavora per un’azienda di Udine qualche anno fa acquisita dal gruppo Iren. Gira molto per professione, dirigendo alcuni stabilimenti di selezione delle materie plastiche: “Devo dire che Reggio è ancora una città in cui il livello della vita è altissimo per merito non solo dell’amministrazione, ma anche della cura dei cittadini”.
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