BIBBIANO (Reggio Emilia) – “Perché su questi 5 casi di apre un processo? Nella narrazione del Pm si dice che in val d’Enza si aveva un numero di allontanamenti superiore alla media nazionale e a quella dell’Emilia-Romagna. Questo semplicemente non è vero”.
Luigi Cancrini, 81 anni, è uno dei più stimati psichiatri e psicoterapeuti italiani, fondatore del Centro studi di terapia familiare e relazionale. Senza che nessuno glielo abbia chiesto, ha deciso di scrivere gratuitamente un parere pro veritate per gli imputati dell’inchiesta sugli affidi in val d’Enza. Ha illustrato la sua analisi nel corso di una conferenza stampa organizzata a Roma dal Partito Radicale. Tra i presenti anche lo psicoterapeuta Claudio Foti, imputato nel processo, e in collegamento da Reggio l’avvocato Marco Scarpati, prima indagato e poi prosciolto.
La media degli allontanamenti in val d’Enza, ha detto Cancrini, è stata di tre all’anno. Dunque a suo avviso il racconto sull’origine dell’inchiesta non regge. Ma ci sono altri elementi che non convincono il grande psicoterapeuta. Primo: ai periti la Procura si è limitata a chiedere se i minori allontanati abbiano subito disfuzioni psicologiche e relazionali. “Nessuno chiede perché i bambini sono stati allontanati. Posta così la questione è priva di senso”.
Cancrini ha stigmatizzato il fatto che i 5 consulenti tecnici nominati dalla Procura abbiano scelto di non consultare la documentazione sulla storia precedente di quei bambini, essenziale invece – a suo dire – per capire se gli allontanamenti erano giustificati. Proprio sui periti scelti dalla Procura e sulle loro consulenze, Cancrini ha rivelato un aspetto sorprendente: “C’è una di loro che dice che in alcuni casi potrebbe essere meglio per il bambino restare in una condizione in cui subisce degli abusi piuttosto che essere allontanato dalla famiglia. Un perito che scrive questo dovrebbe essere valutato sul piano professionale, perché sicuramente è una persona che non sta bene”.
La frase testuale della perizia è: «L’allontanamento della bambina (…) ha provocato un danno maggiore di quello che avrebbe potuto provocare l’esposizione ad un abuso sessuale». Lo psichiatra si è detto sbigottito di fronte a tesi come questa e ha scandito: “Dopo 40 anni di esperienza, vi assicuro che ci sono casi in cui l’allontanamento del bambino dalla sua famiglia d’origine è non solo opportuno, ma assolutamente necessario per la tutela del minore”.
E ancora: “E’ una lotta impari, perché sono molto più forti gli avvocati dei pedofili degli assistenti sociali”.










