BIBBIANO (Reggio Emilia) – Nei giorni scorsi TG Reggio vi ha riferito le critiche mosse da Luigi Cancrini, uno dei maggiori psicoterapeuti italiani, alle perizie dei consulenti tecnici scelti dalla Procura per l’indagine sugli affidi in Val d’Enza. Cancrini criticava in particolare una di queste perizie, nella quale si avanza la tesi che l’allontanamento dei minori dalla famiglia di origine abbia provocato un danno maggiore dell’esposizione a un abuso sessuale. TG Reggio ha potuto leggere integralmente il documento.
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La perizia è firmata da Elena Francia, 36 anni, psicologa e psicoterapeuta con studio a Reggio in via Pansa. In 166 pagine la dottoressa Francia esamina quattro dei 7 casi al centro dell’inchiesta; quattro casi che hanno coinvolto 5 minori. Quali sono i contesti famigliari che fanno da sfondo alle vicende prese in esame?
Il primo caso è quello di una bambina di 9 anni che una mattina telefona ai Carabinieri dicendo di essere sola in casa dalla sera prima. I genitori sono separati, il padre è spesso via per lavoro, la madre non c’è. Otto anni prima la donna aveva denunciato il marito per violenze, lei e la bambina erano state collocate in un appartamento protetto. Nel giugno 2016 la piccola riferisce di violenze e vessazioni da parte della madre e del nuovo compagno di lei. La seconda storia è quella di una mamma che si presenta alla Guardia medica con la la figlia di 5 anni. La piccola lamenta forti dolori alle parti intime, la mamma accusa il marito. Terzo caso: un bambino di neppure 5 anni, non ha mai conosciuto il padre. Le maestre della scuola d’infanzia segnalano che all’asilo il bambino ha comportamenti aggressivi, si infila le mani nei pantaloni, si tocca i genitali e fa lo stesso con alcuni compagni. A una delle maestre racconta che è un gioco che fa con il fratellastro maggiore, il figlio del nuovo compagno della madre. E poi c’è la quarta vicenda. E’ quella di una coppia la cui vita è segnata da episodi di violenza. Nel 2015 la moglie denuncia il marito per percosse e insieme alla figlia viene ospitata in una struttura protetta. Qualche tempo dopo la famiglia si riunisce, in casa arriva anche uno zio della figlia. Nel marzo 2018, in seguito alla confidenza di una compagna di classe, si scopre che la ragazzina, di 13 anni, ha una relazione con lo zio 27enne.
Questi, ridotti all’osso, sono i tratti essenziali delle situazioni che hanno portato all’allontanamento temporaneo dei minori coinvolti dalle famiglie d’origine. Le sedute di psicoterapia della dottoressa Nadia Bolognini, imputata nel processo, hanno poi portato i servizi sociali della Val d’Enza, nella maggior parte dei casi, alla convinzione che i minori abbiano subito abusi sessuali in famiglia. Abusi che in realtà non ci sono stati, secondo la consulente della Procura, confortata in questo dal proscioglimento in sede penale di alcuni dei genitori.
Sarà il processo a dire se quegli affidi erano motivati o meno da ragioni di tutela dei minori. Per la dottoressa Francia no. Quel che sembra di poter dire, in ogni caso, è che non ci si trova di fronte a famigliole felici a cui sono stati “strappati i figli”, come si è sentito dire a lungo, ma a storie molto dolorose e difficili da interpretare, nel giudicare le quali è bene non usare i luoghi comuni e l’accetta. (1/continua)
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