BIBBIANO (Reggio Emilia) – E’ durata un anno e mezzo, la fase istruttoria dell’inchiesta su presunti affidi illeciti in val d’Enza, da fine agosto 2018 al 13 gennaio 2020, il giorno in cui la procura ha ufficializzato il proprio impianto accusatorio con l’invio dell’avviso di fine indagine a 25 persone. Assistenti sociali, psicologi e amministratori che per gli inquirenti, nei due anni precedenti l’inizio dell’inchiesta e qualcuno anche oltre, avrebbero fatto parte a vario titolo di un gruppo che agiva con modalità non regolari. Sei i presunti allontanamenti di minori su false basi. Quando si dice “a varo titolo” si intende esattamente questo: perché le ipotesi di reato sono le più varie e così i ruoli ipoteticamente avuti dagli indagati in questo periodo. Nelle carte le accuse dunque vanno da reati di tipo amministrativo a violenza privata a lesioni sotto forma di forte stress provocate, dice l’accusa, in minori indotti a raccontare abusi in realtà mai subiti.
La 57enne Federica Anghinolfi è tra questi. Si parla di lei in 50 dei 108 capi d’imputazione, intesi come episodi nei quali la procura ha ravvisato dei reati. Era la responsabile del servizio minori dell’Unione val d’Enza. Deve rispondere di false relazioni e anche di depistaggio, di aver ostacolato le indagini in corso con telefonate, di minacce a pubblico ufficiale per essersi rivolta con toni aggressivi alla polizia municipale chiedendone l’intervento durante una discussione con un genitore. Avrebbe sfruttato il suo ruolo facendo pressione sui sottoposti indotti – si legge – a fare anche loro false dichiarazioni. Aveva una missione, per gli inquirenti, Anghinolfi: mettere al sicuro i bambini, da difendere “da una setta di pedofili”, diceva agli operatori secondo le carte.
Il suo braccio destro era, sempre secondo l’accusa, Francesco Monopoli, 35 anni, accusato anche di depistaggio per aver fatto alcune telefonate a giudici onorari cercando di convincerli della veridicità di abusi subiti da minori. Nadia Bolognini della Hansel e Gretel di Torino avrebbe condotto sedute terapeutiche con minori “alterandone lo stato psicologico ed emotivo”, con uno strumento detto la “macchinetta dei ricordi” non conforme alla normativa europea.
Claudio Foti, direttore della stessa onlus, avrebbe beneficiato economicamente perché gli psicoterapeuti della Hansel e Gretel erano coloro che molto spesso lavoravano con i minori da sottoporre a terapia, e deve rispondere di frode processuale perché avrebbe convinto una minore di essere stata abusata dal padre e dal suo socio.
Il nome del sindaco di Bibbiano Andrea Carletti è quello attorno al quale è montato molto il clamore mediatico: le ipotesi di reato per lui sono di tipo amministrativo, con due capi d’imputazione stralciati. E’ indagato per falso e abuso d’ufficio: avrebbe, senza evidenza pubblica, assegnato spazi de La Cura di Bibbiano per attività di psicoterapia.
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