REGGIO EMILIA – Il sistema produttivo reggiano è ancora in salute, nonostante la frenata economica che vive l’Italia: genera comunque ricchezza, con 13,6 miliardi di utile negli ultimi 5 anni. Ma questa ricchezza è distribuita in modo iniquo: premiando nettamente le rendite del capitale a discapito della remunerazione del lavoro. Il valore aggiunto è cresciuto del 4%, gli utili del 6% ma i costi del personale si sono ridotti dello 0,8%. Anche per questo il mercato del lavoro, che nel 2023 risultava ancora dinamico, nel 2024 ha subito un forte rallentamento con la crescita degli inattivi e il calo delle assunzioni, -77% rispetto al 2023.
“Il valore aggiunto è distribuito in maniera sempre più diseguale – sottolinea Florencia Samber, del Dipartimento Ricerca e Studi Confederale – Sempre di più agli utili delle imprese e sempre meno ai costi del personale. Anche nell’ultimo anno analizzato, il 2024, di fronte ad una caduta della produzione le aziende hanno difeso i propri utili ma è anche continuata la tendenza ad una distribuzione diseguale”.
“Abbiamo un tessuto produttivo che anche in fasi complicate come quelle che viviamo continua a crescere e soprattutto ha risultati impressionanti dal punto di vista della redditività. Ma non c’è redistribuzione sul piano del lavoro in termini di retribuzione e posti di lavoro stabili”, spiega il segretario della Camera del Lavoro Christian Sesena.
I dati emergono dal Report Biennale sul Lavoro di Cgil. Maglia nera nella redistribuzione degli utili ai dipendenti risulta essere il Gruppo Max Mara: “Questo è dovuto alla mancanza di contrattazione di secondo livello e dalla non applicazione di un contratto collettivo nazionale. La vertenza delle lavoratrici di Manifattura San Maurizio era volta a portare un riequilibrio da questo punto di vista”, chiosa Sesena.
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