REGGIO EMILIA – Era dal 2014 che non si registrava un segno meno davanti alle imprese femminili reggiane. Risuccede adesso, al termine di questo primo trimestre 2020. Per ‘imprese femminili’ si intendono quelle in cui più della metà della compagine societaria è composta da donne. La flessione è minima, dello 0,1 per cento, ma c’è: significa che rispetto allo stesso periodo del 2019 ci sono 57 attività in rosa in meno, con il totale tra città e provincia che scende a 9.942.
L’analisi dell’ufficio studi della Camera di commercio parla infatti di 253 nuove aperture, in questi primi tre mesi, ma anche di 310 chiusure. Se il segnale non è positivo per l’imprenditoria al femminile, va comunque detto che le realtà guidate da donne hanno tenuto meglio nel calo generale delle imprese, che è stato dell’1,1% se confrontato con i dati di un anno fa.
E poi nel complesso delle attività del terziario, dove operano oltre i due terzi delle imprese in rosa, c’è stata addirittura una leggera crescita, pari allo 0,6%, con il passaggio da 6.681 a 6.719 attività, anche se il commercio ha registrato un calo dell’1,9%. La flessione maggiore si è registrata nei negozi al dettaglio, con 62 chiusure totali: all’interno del comparto, male soprattutto i punti vendita in sede fissa dei prodotti non alimentari, che hanno segnato un -5,5%, e le attività ambulanti con un meno 4,3%.
Il dato forse più negativo in assoluto è che anche nel reggiano, nonostante ci siano stati miglioramenti, c’è un divario occupazionale di genere di rilievo: se si analizzano i dati Istat sulla forza lavoro, tra 2018 e 2019 4mila donne in più hanno trovato un impiego, ma il tasso di occupazione femminile nella fascia 15-64 anni è inferiore di oltre il 14% rispetto a quello maschile. Il concetto non cambia se parliamo di tasso di disoccupazione: nel reggiano quello maschile è al 2,6%, quello femminile al 5,8%.