REGGIO EMILIA – Dieci anni dopo gli arresti di Aemilia, le mafie sono ancora forti e pensa a fare affari. I recenti eventi che hanno portato all’arresto di Antonio Gualtieri dimostrano però che qualcosa sta cambiando. E’ l’analisi del procuratore capo Paci, ospite ieri sera del nostro settimanale Decoder. Negativo il suo giudizio sulla riforma della giustizia del ministro Nordio.
“C’è un aspetto particolarmente significativo – spiega Paci commentando l’arresto di Gualtieri – questa indagine nasce perché c’è stato un nucleo famigliare che ha subito determinate condotte e che a un certo punto ha deciso di denunciare”.
Il procuratore capo Calogero Gaetano Paci parte dal caso di Antonio Gualtieri, braccio destro di Nicolino Grande Aracri, arrestato con l’accusa di estorsione appena venti giorni dopo aver finito di scontare una pena di 12 anni per associazione mafiosa. Un episodio importante, per lo spessore del personaggio, per la reazione delle vittime e per la rete di protezione creata dallo Stato attorno a loro. Quella che ha piantato le radici nel nostro territorio è una criminalità economica che, come hanno mostrato diverse indagini della Procura, non si rivolge più soltanto alle piccole imprese locali.
“Proprio queste indagini – continua Paci – hanno fatto emergere un dato molto significativo: imprese che operano a livello nazionale e talvolta internazionale cercano collegamenti con le centrali delle frodi fiscali che operano a Reggio e in Emilia per venire a comprare qui pacchetti di carta, di fatture false”.
A dieci anni dagli arresti dell’operazione Aemilia del 28 gennaio 2015, l’appello del Procuratore capo a imprenditori e politici è accorato: “Anche loro devono avere le antenne dritte e capire che ci sono ambienti con cui non si possono avere rapporti”
Ospite di Decoder, il Procuratore Paci si è pronunciato con nettezza contro la riforma della giustizia voluta dal Governo: “La posta in gioco è quella dello scardinamento dello stato costituzionale di diritto, dell’equilibrio dei poteri dello stato”.
Con la separazione delle carriere dei magistrati, secondo Paci, il pubblico ministero sarà indebolito e finirà inevitabilmente in posizione subordinata al potere politico. E’ altro ciò di cui l’amministrazione giudiziaria avrebbe bisogno per funzionare: “Una giustizia efficiente – conclude – si misura in base alle risorse. Oggi ciò che manca è un piano di risorse che il Ministero non riesce ad approntare”.
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