RUBIERA (Reggio Emilia) – Era un piccolo imprenditore edile, Ignazio Cutrò, residente a Bivona in provincia di Agrigento, prima che la sua attività venisse distrutta da una serie di attentati e di intimidazioni mafiose, cui non si è mai voluto piegare.
Ha denunciato ed è diventato testimone di giustizia, facendo arrestare e condannare i suoi estorsori. A Rubiera, ospite del sindaco Cavallaro con cui ha stretto da tempo un rapporto di amicizia, ha raccontato la sua drammatica esperienza. “Ho fatto 32 denunce e solo al processo si è capito chi erano – le sue parole – Uno di loro era un mio compagno di banco alle elementari”.
A Ignazio sono arrivate minacce di morte per il suo comportamento coraggioso. A lui e alla sua famiglia è stato offerto il trasferimento in una località protetta: “Ho fatto una domanda alla mia famiglia: dobbiamo rimanere o andarcene?”. I suoi figli hanno risposto: restiamo. Ignazio ha fondato un’associazione nazionale dei testimoni di giustizia, si è battuto per ottenere leggi regionali e nazionali che li tutelassero. Qualcuno, nel suo paese, lo ha definito “infame” ma lui continua con tenacia la sua battaglia per la legalità. “Le denunce vanno fatte – ha detto – Se io mi rivolgo alle forze di polizia e alla magistratura sono un infame? Sì, allora. Dobbiamo decidere da che parte stare. L’antimafia vera si fa tutto l’anno, giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto e secondo dopo secondo”.
Dopo la tappa rubierese, Cutrò sarà stasera alle 21 a Correggio alla sala conferenze del Palazzo dei Principi e domani sera a Novellara, nella sala civica alla Rocca dei Gonzaga.
Gian Piero Del Monte
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