BAGNOLO IN PIANO (Reggio Emila) – Da Guido. Preposizione più nome. Moto a luogo, meta, tappa. Tappa della vita? Non lo so. Non voglio metterci della retorica, perché in Guido di retorico c’era veramente poco. Non è mai stato per forza simpatico, o sorridente, o chiacchierone. È stato l’autorevolezza del silenzio e dell’esempio: più delle parole, i gesti e gli sguardi. È stato avanti luce nel promuovere concretamente l’uguaglianza.
A 13-14 anni si iniziava ad uscire al pomeriggio, d’inverno il sabato e d’estate tutti i giorni. Niente social, o ADDIRITTURA niente cellulare. Uscivi e basta, in bici e in motorino, e andavi da Guido. E lì qualcuno trovavi, senza quasi chiederti chi. Uguali. Non c’erano quegli stupidi schemi che andavano alla grande e che purtroppo ancora adesso un po’ resistono tra “va in chiesa” e “non va in chiesa”, non c’erano differenze, veti, confini. Il limite era comportarsi bene, altrimenti stavi fuori. Guido voleva crescere delle brave persone, quel concetto che sa di antico forse perché nessuno ci pensa più ma è bello, è proprio bello. È praticamente l’unica cosa che conta. Non so se ci sia riuscito, a crescere delle brave persone: quello poi è dipeso da noi, ognuno alle prese con le proprie difficoltà. Ma il miracolo di farci sentire tutti uguali secondo me l’ha centrato in pieno.
Stamattina tutti i bagnolesi tra i 20 e i 70 anni si sono sentiti istantaneamente più vecchi e più bambini allo stesso tempo, e si sono sentiti tutti uniti. Tutti. E forse qualcuno è entrato in un bar e ha chiesto se per caso avessero una cedrata Tassoni, rivedendo Guido che senza dire una parola ti stappava la bottiglietta.
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