REGGIO EMILIA – Palestinesi che non odiano gli israeliani e israeliani che non odiano i palestinesi. Alla Festa nazionale dell’Unità ieri sera per quasi due ore si è visto che un altro Medio Oriente sarebbe possibile. Un Medio Oriente di pace e di rispetto reciproco.
Sarebbe possibile se nei due schieramenti prevalessero uomini come Ehudn Olmert, primo ministro di Israele dal 2006 al 2009, e Nasser Al Qudwa, ex ministro degli esteri palestinese. Il punto a cui si è giunti lascia poche speranze e le parole di Benjamin Netanyahu ancora meno. “Netanyahu dice: è tutto nostro. E’ una follia. Se lo dicesse un leader palestinese sarebbe subito arrestato. Così non ci sono compromessi. E’ la negazione totale dell’altro”.
Ma c’è chi non si arrende alla logica della cancellazione del nemico. Olmert e Al Qudwa, il 17 luglio dell’anno scorso, hanno promosso e firmato un documento comune con obiettivi precisi. “Porre fine alle ostilità, portare la pace a Gaza, avviare negoziati per una pace basata su due stati – Israele e Palestina – che vivono in pace l’uno a fianco dell’altro in sicurezza”, ha detto Olmert.
In platea, ad ascoltare, c’è la segretaria nazionale del Pd Elly Schlein. Sul palco i giornalisti Lucia Goracci e Gad Lerner chiedono a Romano Prodi dove vuole arrivare Netanyahu. “Finché ha l’appoggio totale degli Usa, vuole arrivare fino in fondo”. Nessuno, a parte Trump, può o vuole fermare Netanyahu. Eppure, Prodi usa parole sibilline: se va avanti così, dice, Israele finisce male. Olmert spera che siano gli israeliani a fermare Netanyahu. “Non sostengo questo governo e spero che sia presto sostituito”.
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