REGGIO EMILIA – È comparso davanti al Giudice per le indagini preliminari ma non ha rilasciato dichiarazioni Antonio Gualtieri, già condannato nel processo Aemilia per associazione mafiosa e raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere. È accusato di aver cercato con metodi fraudolenti di rientrare in possesso di beni immobili che gli erano stati confiscati. Tra questi anche la villa in via Strozzi a Rivalta.
La villa che nessuno può acquistare è quella al civico 35 in via Strozzi, a Rivalta. Se la era aggiudicata un acquirente che aveva partecipato all’asta ma dopo le intimidazioni ricevute, si era visto costretto a rinunciare, perdendo anche i 12 mila e 300 euro di caparra. Secondo la direzione distrettuale antimafia di Bologna, le minacce sono arrivate dal precedente proprietario: Antonio Gualtieri, condannato nel processo Aemilia per associazione mafiosa a 12 anni di carcere.
Turbativa d’asta ed estorsione aggravate dal metodo mafioso le accuse a carico del boss, raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere. Le indagini sono state condotte dalla Squadra Mobile di Reggio. Gualtieri avrebbe cercato, con metodi fraudolenti, di tornare in possesso di beni immobiliari confiscati, tra cui la villa con piscina di via Strozzi, aggiudicata ad un acquirente diverso rispetto ai familiari che avevano partecipato nel interesse di Gualtieri. L’immobile è nuovamente sotto sequestro.
Secondo le indagini Gualtieri avrebbe cercato di recuperare anche un terreno in via Pascal, sempre a Reggio, tramite modalità simili: con minacce e con il ricorso alla forza intimidatrice derivante dalla sua appartenenza alla ‘ndrangheta avrebbe costretto i compratori a rivendere il bene ad una società di cui era socio occulto. L’ordinanza di custodia cautelare gli è stata notificata in carcere a Rovigo, dove si trova rinchiuso da nove mesi. Espiata la condanna, a novembre dell’anno scorso Gualtieri era finito nuovamente dietro le sbarre con le accuse di intestazione fittizia di beni e omessa comunicazione di variazione patrimoniale, con lo scopo di agevolare l’attività del sodalizio ‘ndranghetistico.
Difeso dall’avvocato Stefano Vezzadini, l’ex braccio destro di Nicolino Grande Aracri è comparso davanti al giudice per l’interrogatorio di garanzia ma non ha rilasciato dichiarazioni.
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