GUALTIERI (Reggio Emilia) – Un imprenditore crotonese residente nel comune della Bassa, Fortunato Pagliuso, è stato arrestato dai carabinieri per bancarotta fraudolenta.
Il 49enne originario della provincia di Crotone nel novembre del 2019 era stato condannato dalla Corte d’Appello di Bologna per il reato commesso a luglio del 2009. La condanna a 2 anni, 9 mesi e 10 giorni di reclusione è divenuta irrevocabile lo scorso giugno; la Corte d’appello ha pertanto emesso un provvedimento di cumulo pene, in relazione anche a una seconda condanna che Pagliuso stava espiando in prova al servizio sociale.
Alla luce di ciò, tenendo conto del nuovo fine pena datato 2 dicembre 2024, il magistrato ha dichiarato cessata la misura alternativa e ha disposto per Pagliuso l’accompagnamento in carcere. Il provvedimento è stato eseguito ieri dai carabinieri di Gualtieri.
Proprio nell’anno della bancarotta, nel 2009, l’uomo aveva fatto perdere le proprie tracce mentre si trovava in regime di domiciliari: in occasione di un ricovero all’ospedale Santa Maria, era fuggito. Raggiunto da un mandato d’arresto europeo, era in attesa di essere estradato a Duisburg poiché secondo le autorità tedesche era il gestore di un traffico di camion rubati sull’asse Italia – Germania. Venne ritrovato e arrestato nell’aprile del 2010 dagli agenti di polizia in un casolare a Porporano (Parma), in compagnia di cognati e suoceri.
Per bancarotta fraudolenta, commessa a Milano sempre 11 anni fa, l’anno scorso era finito in carcere il fratello di Fortunato, Francesco Pagliuso, padre di Rosetta Pagliuso, moglie di Cesare Muto dell’omonima ditta di trasporti di Gualtieri. Rosetta Pagliuso è stata amministratore unico della Muto Logistica e Trasporti, destinataria di un’interdittiva antimafia della Prefettura di Milano.
Fortunato e Francesco sono i cognati di Rosario Tornicchio, appartenente all’omonima cosca di ‘ndrangheta, e hanno anche avuto frequentazioni con diversi pregiudicati per associazione mafiosa, risultati contigui alla cosca di Nicolino Grande Aracri. Di Francesco Pagliuso ha parlato, nell’aula del processo Aemilia a Reggio, anche il pentito della ‘ndrangheta Giuseppe Giglio, rivelando che era suo socio in una società, la Comit, che comprava materiali in nero per poi rivenderli in fattura.
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