REGGIO EMILIA – Perché il commissario straordinario del gruppo Artoni ha promosso un’azione di responsabilità contro Anna Maria Artoni, il padre Luigi e l’ex amministratore Roberto Menozzi, depositando in Tribunale a Bologna una maxi-richiesta di risarcimento danni da 60 milioni di euro? La richiesta si basa sulla relazione firmata nel giugno 2017 dal commissario giudiziale Sergio Beretta e sui successivi approfondimenti dello studio legale Ruggieri di Bologna.
Beretta analizzò tra le altre cose i rapporti tra Artoni Group, finanziaria della famiglia, e la controllata Artoni Trasporti nel periodo tra il 1 gennaio 2010 e il momento dell’insolvenza, nel maggio 2017 . Il commissario giudiziale arrivò alla conclusione che Artoni Trasporti, attraverso una serie di operazioni, era stata utilizzata per coprire le perdite della finanziaria di famiglia. Al momento del crac, Artoni Trasporti risultava debitrice nei confronti della capogruppo solo sul piano dei rapporti commerciali (per 5,7 milioni), perché operava in affitto in capannoni di proprietà di Artoni Group.
Per il resto, però, la finanziaria della famiglia Artoni aveva più di 16 milioni di debiti di natura finanziaria e altri 13,3 di carattere fiscale. Questi ultimi, secondo il commissario giudiziale, sono maturati perché si era deciso di trasferire i benefici fiscali da Artoni Trasporti alla finanziaria di famiglia. Già nel bilancio 2015 Artoni Trasporti aveva rinunciato a recuperare i crediti vantati verso la capogruppo, che erano stati interamente svalutati. Nel complesso, i debiti di Artoni Group verso Artoni Trasporti alla data della sentenza di insolvenza ammontavano a 23,7 milioni.
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