REGGIO EMILIA – Il processo Grimilde continua, con le repliche delle difese alla requisitoria della Dda. Oggi è stato il turno dell’avvocato di Francesco e Paolo Grande Aracri.
All’affermazione del pm della Dda, Beatrice Ronchi, durante la requisitoria, “Francesco Grande Aracri è la ‘ndrangheta”, Carmine Curatolo risponde: “Non ci sono prove e questa è una barbarie giuridica”. Al processo Grimilde sulle infiltrazioni a Brescello, il cui primo grado dibattimentale è alle battute finali nell’aula di Corte d’Assise del tribunale reggiano, è stato il turno della replica della difesa degli imputati numero uno e due di questo filone: Francesco Grande Aracri e il 32enne figlio minore, Paolo.
Per il primo, la Dda ha chiesto 30 anni, per il secondo 16 anni e 6 mesi. Il figlio maggiore, Salvatore, è stato condannato in primo e secondo grado nel rito abbreviato. Curatolo, riporta l’agenzia di stampa Dire, ha ricordato come Francesco Grande Aracri sia stato condannato per associazione mafiosa nel 2004 nel processo Edilpiovra, ma “è emerso che è stato partecipe solo per un anno, dal 2002 al 2003”, ha detto. E ora, “nonostante si sia andato a scandagliare ogni angolo della vita di questa persona, noi non sappiamo cosa abbia fatto in questi 18 anni, se non effettivamente lavorare”.
Per il legale, poi, il concetto di “mafia silente”, come spesso vengono descritte le infiltrazioni in Emilia Romagna, “è sbagliato. La procura ha voluto vestire il 416 bis con l’abito della non violenza – ha detto – ma la ‘ndrangheta non può esistere senza incutere timore al popolo e controllare il territorio”. La mafia imprenditoriale esiste, “ma è sempre connotata dalla violenza”, ribadisce l’avvocato.
Reggio Emilia Francesco Grande Aracri Paolo Grande Aracri processo Grimilde










