REGGIO EMILIA – “Le persone sbagliano ma poi vogliono ripartire, per far sapere al mondo che qua dentro si può rifiorire”. “Com’è che io sono diventato tutto ciò che ho sempre odiato?”. Sono alcune tra le rime delle canzoni scritte dai detenuti degli istituti penali di Reggio Emilia, attraverso le quali nella mattinata di oggi, venerdì, la musica è entrata nel carcere di Reggio Emilia. Si è svolto infatti all’interno degli istituti di via Settembrini un concerto per i detenuti, un evento nato grazie al percorso del Laboratorio Rap: rime, amore, poesia. In occasione della giornata nazionale della Festa della Musica, all’interno dello stesso istituto penitenziario i giovani detenuti si sono esibiti con musiche e testi interamente composti da loro. L’evento musicale, organizzato dalla Direzione degli Istituti Penali di Reggio Emilia in collaborazione con l’Amministrazione comunale, ha celebrato la conclusione di un laboratorio dedicato ai giovani ospiti di via Settembrini. Il laboratorio, realizzato all’interno del progetto Territori per il Reinserimento-Emilia Romagna finanziato da Cassa delle Ammende e dalla Regione, è stato condotto dalla Cooperativa Sociale Giro del Cielo.
Nato alcuni mesi fa a seguito di un desiderio espresso da alcuni detenuti, ha affrontato un percorso di studio, scrittura creativa, creazione di brani e di basi musicali. I ragazzi hanno così creato spazi di dialogo dove l’arte, in particolare la musica rap e trap, è divenuta uno strumento di confronto. Da questo percorso sono nati alcuni brani che stamattina gli stessi autori hanno eseguito davanti ad un pubblico.
“La richiesta arrivata dagli stessi giovani che in questo momento si trovano in carcere, ci ha stimolato nel pensare possibili percorsi riabilitativi dedicati a questi ragazzi – ha sottolineato Annalisa Rabitti assessora alla cura delle persone – Il tempo detentivo può rappresentare un’occasione di riflessione e rielaborazione, un modo per crescere e attivare passioni ed interessi. L’obiettivo del progetto, condiviso con l’Amministrazione penitenziaria, è stato quello di poter offrire un luogo di protagonismo positivo, con un accompagnamento educativo in grado di supportare la riflessione personale e di gruppo”.