REGGIO EMILIA – Sono le 16,41 quando la presidente rinvia alla prossima udienza, e l’aula di corte d’assise dove ci troviamo si svuota rapidamente: è terminata un’altra giornata fondamentale, la prima
udienza del processo per far luce sulla morte di Saman Abbas.
I pensieri , fuori e dentro l’aula, erano tutti per Saman; gli occhi invece erano tutti per loro, su di loro: sui cugini Nomanulhaq Nomanulhaq e Ikram Ijaz, che ha chiesto di non essere ripreso in volto, e che sono stati scortati in aula qualche secondo dopo l’arrivo della Corte d’Assise, alle 9.40.

Danish Hasnain con il suo avvocato Liborio Cataliotti
Un attimo in più di attesa per l’ingresso di Danish Hasnain, lo zio. Gli avvocati Luigi Scarcella, Mariagrazia Petrelli e Liborio Cataliotti al loro fianco, dall’altra parte i traduttori. Non c’era nessuno accanto all’avvocato Simone Servillo, legale dei genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen. Silenzio di voci che silenzio non era, visto il rumore incessante dei flash. Le telecamere, e quello che hanno ripreso o non ripreso in quei giorni a Novellara, sono anche al centro dell’impianto accusatorio, coordinato dal sostituto procuratore Laura Galli al cui fianco c’era il procuratore capo Calogero Paci. Pure su questo infatti dibatterà la difesa di Danish Hasnain: è considerato l’esecutore materiale del delitto, per gli inquirenti il 30 aprile 2021 soffocava Saman mentre i cugini la tenevano ferma. Ma è anche colui che ne ha fatto ritrovare il corpo e che dice “quella sera mi hanno chiamato a cose fatte”. “Esiste l’immagine precisa in cui entra nell’abitazione ed è della mattina successiva”, sottolinea l’avv. Cataliotti.
Telecamere contro parole: quelle riferite dal fratello minore della ragazza, l’accusatore dello zio, il teste principale della procura. “Merita rispetto, ha avuto coraggio e chiede giustizia all’Italia delle istituzioni”, dice l’avvocato Valeria Miari che lo rappresenta.
Telecamere contro parole contro distanza: quella della madre latitante e del padre. La presidente della Corte Cristina Beretti ha deciso per lo stralcio della posizione di Shabbar, considerato impossibilitato a comparire visto che è a Islamabad in attesa dell’ennesima udienza. E’ invitato a videocollegarsi il 17 febbraio. Come il 17 febbraio la Corte comunicherà quali parti civili verranno ammesse. Ben 18 le richieste in più arrivate tra enti e associazioni, che diventano 23 con quelle avanzate in udienza preliminare e con i legali degli imputati che hanno eccepito la mancanza di territorialità e li scarso collegamento tra il processo e lo scopo delle associazioni stesse.
Il padre e l’estradizione dal Pakistan
Come detto, è stata fatta richiesta affinchè l’uomo si videocolleghi da Ismamad col tribunale di Reggio Emilia il 17 febbraio. Qualche giorno prima, il 14, Shabbar Abbas affronterà l’ennesima udienza per l’estradizione. Qualora venga rilasciato su cauzione come chiede il suo avvocato e comunque non
si presentasse in tribunale a Reggio, o qualora non si videocollegasse, è probabile che possa essere giudicato anche lui in contumacia come la moglie.
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Manifestazione all’esterno del tribunale
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