REGGIO EMILIA – Unindustria Reggio Emilia ha istituito una commissione tecnica interna per ragionare sulla fattibilità della diga di Vetto e per contribuire al confronto con le parti interessate a livello locale. “Siamo convinti che non si possa più rimandare”.
Le parole ferme della presidente degli industriali reggiani, Roberta Anceschi, arrivano a pochi giorni dall’alluvione che ha provocato due morti e milioni di euro di danni in Emilia Romagna, tra Faenza e Imola. “Le immagini di questi giorni – scrive Anceschi in una nota – ci hanno subito riportato alla mente quelle del 2017 di Lentigione e dell’alluvione dell’Enza, che avevano generato per la nostra provincia danni per oltre cento milioni di euro e più di mille abitanti sfollati”.
Secondo la presidente degli industriali, di fronte a queste situazioni emerge sempre più l’esigenza di interventi strutturali che possano mettere in sicurezza il territorio, i cittadini e le attività economiche e allo stesso tempo dare soluzione alle sempre più frequenti crisi idriche. Questa soluzione per la Val d’Enza è già stata individuata: la diga di Vetto. Gli industriali della vicina provincia di Parma hanno già espresso un parere favorevole, ora anche Unindustria Reggio si schiera a favore di un invaso che però abbia “una significativa capacità idrica, si è stimato – scriva ancora Anceschi – che debba avere un bacino di almeno 100 milioni di metri cubi di capacità per assolvere a diverse funzioni necessarie”. Tra queste, la difesa del territorio, per salvaguardare la valle, grazie alla sua capacità di riserva, e fermare le esondazioni.
“Un esempio concreto di quanto stiamo sostenendo è la diga di Ridracoli, in Romagna. La valle del Bidente non è stata toccata dall’ondata di esondazioni e dissesti dei giorni scorsi, come invece è avvenuto nelle vicine vallate, proprio perché ha trattenuto volumi d’acqua pari a molti milioni di metri cubi e regolato, di conseguenza, i deflussi a valle”, continua la nota di via Toschi. “La diga, inoltre, rappresenterebbe un’importante riserva di acqua per affrontare la siccità e irrigare i terreni agricoli dell’intera valle, diventando così una risorsa per il comparto agroalimentare di Reggio Emilia e Parma – tra i più importanti d’Europa con la filiera del Parmigiano Reggiano – e per le aziende industriali dell’area. Inoltre, sarebbe utile anche per migliorare la distribuzione idropotabile, valorizzando l’ottima qualità dell’acqua delle nostre montagne e favorendo la ricarica delle falde acquifere. Infine, è un progetto sostenibile in quanto fonte di energia idroelettrica alternativa, che porterà effetti economici strutturali positivi per i Comuni della zona, diventando anche origine di nuovo sviluppo turistico”.
Anche per gli industriali reggiani, dunque, è arrivato il momento di realizzare l’invaso rimasto sulla carta per troppi anni ora che il Pnrr ha destinato risorse ai progetti di risoluzione della crisi idrica.
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