REGGIO EMILIA – I Tribunali per i minorenni dovrebbero poter utilizzare la polizia giudiziaria per accertare la fondatezza o meno dei sospetti di abusi su minori: lo ha proposto ieri in audizione alla Camera Valentina Salvi, titolare dell’inchiesta sugli affidi in val d’Enza.
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L’audizione di Valentina Salvi davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sulle comunità che accolgono minori ha fornito una dimostrazione degli effetti prodotti dal “caso Bibbiano” sulla politica italiana, al di là della volontà di chi ha condotto l’indagine. Non un deputato che abbia speso una parola per ricordare, assieme alle possibili degenerazioni che hanno riguardato l’allontanamento dalla famiglia di 13 minori della Val d’Enza, il lavoro prezioso e difficile di migliaia di assistenti sociali in tutta Italia. Non un deputato che abbia accennato al fatto che il processo sugli affidi si deve ancora svolgere. No, gli imputati sono stati condannati prima ancora che il processo cominci, anche da chi non perde occasione di dichiararsi garantista quando le accuse della magistratura colpiscono amici e colleghi di partito.
In questo clima, l’intera prospettiva è falsata. Nel dibattito politico, i rischi di abusi, di maltrattamenti e di grave trascuratezza a danno dei minori finiscono sullo sfondo, come se non esistessero. Gli assistenti sociali appaiono come malintenzionati che tormentano le famiglie e portano loro via i figli senza motivo. Gli allontanamenti – circa 8.400 all’anno in Italia – sembrano tantissimi, anche se sono dieci volte meno che in Francia e in Germania.
Ha ragione Valentina Salvi: non sono i servizi sociali che devono fare indagini e accertare la fondatezza dei sospetti di abusi. Questo non è il loro mestiere, ma il mestiere del Tribunale per i minorenni. Attenzione, però. Come ha ricordato recentemente Cristina Maggia, presidente dell’Associazione dei magistrati per i minori, il Tribunale per i minorenni “non attribuisce torti o ragioni, ma persegue il miglior interesse o benessere del minore, con finalità di protezione e tutela”. Non è detto dunque che, in situazioni di questo genere, l’utilizzo della polizia giudiziaria invocato dalla Salvi sia la soluzione migliore. I presidenti dei tribunali e i procuratori minorili, per esempio, hanno criticato la riforma Cartabia, che cancella il ruolo di psicologi, psicoterapeuti e pedagogisti e affida tutte le decisioni a un giudice monocratico non specializzato.
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