REGGIO EMILIA – “Ci raccontano le operatrici che anche solo per il rumore di un petardo o di un aereo che passa, ci sono alcuni bambini che si nascondono sotto al tavolo o sotto al letto”. A parlare è Valerio Maramotti, che di storie come queste ne ha sentite tante. E’ il presidente dell’Ovile, cooperativa sociale impegnata da molti anni anche nell’accoglienza dei richiedenti asilo e dei profughi. In questi mesi L’Ovile si sta prendendo cura di una parte delle 350 persone provenienti dall’Ucraina che hanno raggiunto la nostra provincia ma non hanno famigliari o amici che possano ospitarli.
Sono più di 3mila i profughi ucraini arrivati nel Reggiano, quasi tutti donne e bambini. Ma da un paio di settimane il flusso si è fermato, anzi un paio di famiglie seguite dall’Ovile sono addirittura tornate a Kyev. “La stragrande maggioranza di persone intende fermarsi molto vicino al confine, per tornare a casa appena finisce il conflitto”, racconta l’intervistato.
L’arrivo di 3mila persone in poche settimane non ha suscitato preoccupazioni. Ma è giusto, mentre si accoglie chi scappa dalla guerra in Ucraina, respingere coloro che scappano da altre guerre a bordo dei barconi? “Secondo me no – afferma Maramotti -, il diritto a migrare è sancito dalla Dichirazione dei diritti dell’uomo. Le persone, quando stanno male nel loro paese, hanno il diritto di lasciarlo e di cercare una vita migliore altrove”.
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