REGGIO EMILIA – In gennaio al Tribunale di Reggio arriverà un piccolo esercito di 43 impiegati assunti a tempo determinato per affiancare i giudici nella predisposizione dei fascicoli e nelle attività di cancelleria. Un rafforzamento degli organici senza precedenti, che consentirà di affrontare la massa di procedimenti pendenti, che nel penale sono più di 9mila.
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Il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, messo a punto dal Governo e finanziato dall’Unione Europea, potrebbe segnare una svolta anche per il Tribunale di Reggio. Il Piano prevede infatti l’assunzione a tempo determinato di migliaia di persone per potenziare gli organici amministrativi dei tribunali. Il primo concorso nazionale è già stato indetto e a Reggio nel gennaio del 2022 dovrebbero arrivare 43 funzionari. Questo personale lavorerà nel cosiddetto “ufficio del processo” e affiancherà i giudici nella preparazione dei fascicoli, nella verifica delle notifiche e nelle attività di cancelleria. Oltre agli impiegati, a Reggio arriveranno anche le dotazioni informatiche necessarie per il nuovo personale.
Sarà una boccata d’ossigeno molto importante per il nostro palazzo di giustizia. Se gli organici dei magistrati, con 26 giudici in servizio sui 29 previsti, sono tutto sommato accettabili, la struttura amministrativa è in grave sofferenza. Questa situazione si riflette sul funzionamento della giustizia. La medaglia ha due facce. Nel civile le cose vanno decisamente meglio. Nel biennio 2020-2021 i nuovi procedimenti iscritti sono stati 2.700, ma ne sono stati definiti 3.060, erodendo così l’arretrato. Le cause che risalgono a più di tre anni fa sono appena 60.
Ben più problematica la situazione della giustizia penale. I procedimenti pendenti davanti alla sezione Gip-Gup sono 5.178, con una durata media di 453 giorni. Per quanto riguarda il dibattimento, invece, nel monocratico i procedimenti pendenti sono 3.822, con una durata media di 746 giorni, nel collegiale 173 per una durata media di 666 giorni. Questa massa di oltre 9mila processi che pesano su una dozzina di magistrati costituisce una zavorra che non si può alleggerire senza contromisure straordinarie.
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