REGGIO EMILIA – La riforma della giustizia voluta dal ministro Nordio e dalla maggioranza rischia di trasformare i magistrati in funzionari governativi, sottoposti all’Esecutivo. Magistrati più deboli, non autonomi, che faranno indagini sulla base dell’agenda politica della maggioranza di turno. E’ questa l’allarme lanciato ieri sera dal procuratore capo di Reggio Calogero Gaetano Paci e dal giudice Francesco Maria Caruso, ex presidente del Tribunale a Reggio e a Bologna, nel corso di un affollato incontro al Centro sociale Orti di via Toscanini promosso dal Movimento Agende Rosse.
Intervistati da Paolo Bonacini, i due relatori hanno dimostrato di condividere le stesse preoccupazioni. Caruso, già presidente del collegio giudicante del processo Aemilia e del processo a Paolo Bellini per la strage di Bologna, ha sostenuto difeso con vigore l’autonomia della magistratura.
“E’ falso che i giudici diano sempre ragione ai pm: le statistiche dimostrano il contrario. C’è un vaglio attento del lavoro di indagine delle Procure – ha detto Caruso – La separazione delle carriere dei magistrati non serve a far funzionare meglio la giustizia, ma a dividere la magistratura per indebolirla”.
Il procuratore capo Paci ha ricordato i “sistematici attacchi della politica ai magistrati”, stigmatizzando le parole del capogruppo di Forza Italia Maurizio Gasparri, che ha definito “mascalzoni” i magistrati che hanno indagato su Giuseppe Pagliani e valutato in aula il suo caso. “Ormai – ha aggiunto il procuratore capo – la magistratura viene descritta come un corpo ostile, un potere eversivo. Già la riforma Cartabia varata dal governo Draghi era animata da un pregiudizio verso la magistratura. Di fronte agli attacchi che subiamo anche certi silenzi sono significativi. Per fortuna – ha detto ancora il procuratore Paci – non resta in silenzio il Presidente della Repubblica”.
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