REGGIO EMILIA – “Era venuto qui con la speranza di migliorare la sua condizione, di aiutare la famiglia, di costruirsi un futuro”. Makrem Thabet è lo zio del 18enne ucciso in stazione il 31 maggio. In queste ore è a Reggio, a disposizione dei carabinieri che abbiano eventualmente bisogno di chiedergli qualcosa sulla vita che il figlio di suo fratello conduceva qui. Una vita della quale però, in Tunisia, arrivavano ben poche informazioni. “Non voleva preoccupare nessuno, se la voleva cavare da solo”.
Mohamed non raccontava quindi di non avere una casa da quando aveva compiuto 18 anni. Lo zio vive a Mazara del Vallo ma è partito da Monastir, dopo aver parlato con i genitori di Moahamed. E’ con l’amico Naufel, che lo sta aiutando con l’italiano, e tutti e due sperano venga fatta giustizia. “I genitori sono molto addolorati ma hanno fiducia”.
Da qualche tempo c’è anche l’Interpol in campo, oltre alla procura di Reggio che sta coordinando i carabinieri nelle ricerche dell’assassino. Si tratta – lo ritengono gli inquirenti – di un 22enne connazionale della vittima che fino a qualche minuto prima della lite degenerata nell’accoltellamento mortale era seduto accanto a Mohamed, nella zona della stazione dove sostano i senza fissa dimora. E’ stato identificato quasi subito, grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza intrecciate con le testimonianze. Da lì è scattata una caccia all’uomo che continua.
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