REGGIO EMILIA – Da 20 anni celebriamo il Giorno della Memoria per ricordare l’orrore dei lager, lo sterminio del popolo ebraico, le leggi razziali, i civili e militari italiani che subirono la deportazione. Giusto, anzi sacrosanto. Ogni anno ci chiediamo: come è potuto succedere? Ogni anno ci diciamo: è importante ricordare perché non accada mai più.
Ma i campi di concentramento, purtroppo, non sono qualcosa che appartiene a un lontano passato. Esistono anche adesso, fuori e dentro l’Europa. In Bosnia, ad esempio, sono intrappolati 20mila fra uomini, donne e bambini. Sono arrivati lì soprattutto da Siria, Iraq, Pakistan e Aghanistan. Vivono in accampamenti di fortuna, senza riscaldamento, energia elettrica e acqua, oppure in edifici abbandonati o addirittura nei boschi. Cercano di raggiungere il nord Europa o seguendo la direttrice Serbia-Ungheria oppure passando attraverso Croazia, Slovenia e Italia. Risalgono i valichi alpini nella neve, ma i poliziotti croati li braccano, li picchiano con manganelli avvolti nel filo spinato e li rimandano in Bosnia. E se qualcuno di loro riesce, nonostante tutto, a raggiungere l’Italia, come è successo nel 2019 a 1.300 persone, viene respinto prima in Slovenia, poi in Croazia e infine di nuovo in Bosnia con provvedimenti che proprio il 18 gennaio scorso il tribunale di Roma ha qualificato come illegali.
Celebriamo il Giorno della memoria, ma facciamo finta di non vedere cosa accade a poche ore di auto da casa nostra. Certo, non è la stessa cosa. Ma quando le milizie ungheresi danno la caccia con i cani alle famiglie che cercano di passare il confine, quando i poliziotti croati costringono le persone a spogliarsi completamente e ad affrontare nudi il ritorno in Bosnia in mezzo ai boschi, allora comincia ad assomigliarci molto. A cosa ci serve la memoria del passato, se non per il presente? Che senso ha ricordare chi stava in campo di concentramento 80 anni fa, se non facciamo niente per chi è in un campo di concentramento adesso? Perché ricordare chi è morto in un lager nel 1944, se non muoviamo un dito per chi rischia la vita adesso?
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