REGGIO EMILIA – “E’ un’emozione pazzesca, mi dispiace che mio padre non sia qui a ricevere questo riconoscimento per tutto il dolore, le privazioni e le botte che si è preso nel campo di concentramento in due anni. Papà, idealmente penso a te, spero ti arrivi questo momento”. A parlare è Claudio Boraso, figlio dell’insignito Mario Ruggero Boraso.
Sono queste le emozioni e i ricordi che riemergono durante la cerimonia di consegna delle medaglie d’onore a sette cittadini reggiani deportati nei lager nazisti durante la seconda guerra mondiale: Riccardo Valeriani, Nicola Zingariello, Ruggero Mario Boraso, Aldo Caldera, Idre Scazza, Amanzio Ferretti ed Enzo Frambolli.
Un momento per ricordare, per ricostruire la storia personale e le sofferenze patite, attraverso la lettura delle loro biografie da parte degli studenti del liceo artistico Chierici, che hanno contribuito con la loro voce e con la loro musica a coinvolgere i presenti e a raccontare in prima persona un periodo oscuro dell’Italia e dell’Europa.
“I tedeschi hanno catturato Riccardo e l’hanno portato con i famosi vagoni a Monaco di Baviera ed è stato messo ai lavori forzati. Gli scrivevo sempre. E’ morto a 25 anni sotto un bombardamento”, racconta al nostro microfono Beniamino, 91 anni, nipote dell’insignito Riccardo Valeriani. “E’ un riconoscimento molto importante per mio padre, internato in Germania, che purtroppo non c’è più”, aggiunge Giuliano Caldera, che ritira il premio per il padre, Aldo Caldera.
All’hanno partecipato diverse cariche istituzionali, i parenti degli insigniti, un gruppo di insegnanti e soprattutto gli studenti, che sempre più spesso vengono coinvolti in questo tipo di iniziative perché siano custodi della memoria, come rappresentanti della continuità tra passato e presente. “La giornata di oggi serve in particolare a coltivare la memoria nelle giovani generazioni, che saranno i testimoni di quegli eventi”, conclude Maria Forte, prefetto di Reggio Emilia.
Laura Chiari

Gli studenti del Chierici che hanno partecipato alla cerimonia in Prefettura